Il governo Orban ha deciso di tagliare anche sull’istruzione. Se l’anno scorso 53.400 giovani hanno avuto la possibilità di studiare negli atenei del paese grazie ai finanziamenti statali, a partire dallo scorso settembre gli studenti che potranno continuare a frequentare l’università gratuitamente saranno 27.150. Inoltre, 15.550 studenti potranno contare su una borsa di studio statale che copre metà dei costi. Quelli che riescono a ottenere il finanziamento dovranno però stabilire un accordo con lo Stato che li vincola alla condizione di lavorare in Ungheria per un periodo di tempo corrispondente al doppio degli anni trascorsi all’università. Quelli che vanno a lavorare all’estero prima della scadenza dei termini fissati o che non portano a compimento gli studi devono rimborsare la somma totale relativa al corso di laurea scelto.
I giovani che cercano di essere ammessi all’università e non riescono a ottenere la borsa di studio (secondo le statistiche si tratta dei due terzi del totale degli studenti) dovranno ovviamente assumersi gli oneri relativi al percorso di studi da essi scelto. Per venire incontro a quest’ultima categoria di studenti il governo pensa di creare un sistema che consentirà a questi ultimi di beneficiare di un prestito statale che da una parte darà loro modo di mantenersi agli studi
e dall’altra, però, li renderà debitori di somme rilevanti. La riduzione del numero dei posti disponibili tocca in modo particolare le facoltà di economia, scienze sociali e lettere mentre aumenta in modo significativo la disponibilità di posti alle facoltà di scienze naturali che da anni risultano essere tra le meno ambite dagli studenti.
La riforma ha portato a convogliare il malcontento e la protesta degli studenti in un’organizzazione la cui sigla, «HaHa» è composta dalle iniziali di «Halgatói Hálózat» (Rete Studentesca). Il gruppo conta anche sulla partecipazione di insegnanti universitari contrari alle disposizioni decise dal governo. Il collettivo cerca di riempire come può il vuoto dovuto all’assenza di un vero e proprio sindacato studentesco. Al suo posto esiste un’organizzazione di rappresentanza studentesca (HÖK) finanziata dall’Università, legata quindi alla dirigenza del settore e agli attuali poteri politici.