Condanna a morte per l’ex presidente egiziano Mohammed Morsi: l’accusa è di aver organizzato un’evasione di massa dal carcere di Wadi El-Natroun al Cairo durante la Rivoluzione del 25 gennaio 2011 contro il regime di Hosni Mubarak.
Morsi non fu l’unico a fuggire: con lui altri 30 detenuti, mentre oltre 20mila fuggirono da altri carceri dell’Egitto, tra cui membri del movimento libanese di Hezbollah e militanti palestinesi di Hamas. Insieme ad altri 132 coimputati, Morsi è accusato di evasione, attacco al carcere e omicidio di agenti il 28 gennaio 2011. La sentenza è stata emessa da un tribunale del Cairo.
Il Tribunale penale del Cairo ha condannato a morte anche altri due esponenti di spicco dei Fratelli Musulmani, il numero due della Confraternita Khairat al-Shater e il segretario generale Mohammed el-Beltagi.
Il verdetto finale arriverò dal Grand Mufti, la massima autorità legale islamica dell’Egitto, a cui spetta il compito di decidere se approvare le condanne a morte. L’invio della sentenza al Gran Mufti è il primo passo nell’iter legale necessario ad applicare la pena capitale. La sentenza del Mufti non è vincolante, ma dopo la sua decisione il tribunale emetterà un verdetto finale, previsto per Morsi il 2 giugno. Una volta che questo sarà reso noto, gli imputati potranno ricorrere in appello.