Uno spettro si aggira per l’Europa. È la democrazia rivoluzionaria di Tsipras

So che per alcuni è una scelta incredibile quella di affidare ai cittadini greci il futuro della loro stessa nazione. Ma si chiama democrazia. [Celeste Costantino]

Uno spettro si aggira per l’Europa. È la democrazia rivoluzionaria di Tsipras
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1 Luglio 2015 - 12.45


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di Celeste Costantino

Uno spettro si aggira per l’Europa. È la democrazia “rivoluzionaria” di Tsipras, che chiede al proprio popolo di scegliere il futuro della Grecia e, contemporaneamente, un nuovo modello di Europa. Non si tratta di una decisione o dentro o fuori dall’euro, come viene spacciata da chi evoca lo stesso referendum in Italia (Salvini e Movimento 5 stelle), ma di un ragionamento complesso sulle politiche di welfare, del lavoro e dello sviluppo dell’economia.

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So che per alcuni è una scelta incredibile quella di affidare ai cittadini greci il futuro della loro stessa nazione. Ma si chiama democrazia, “governo del popolo”, concetto nato proprio nel paese ellenico e quanto mai dimenticato dai paesi capofila dell’unione monetaria europea.

Questa scelta ci riguarda. Non è un braccio di ferro tra la moneta unica e il ritorno alla dracma. Si tratta di un confronto tra austerità (prima responsabile di povertà e disoccupazione) ed una autonomia fatta di vera sussidiarietà e solidarietà tra Stati.

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Il terrore di queste ore nei mercati è dovuto principalmente a ciò che politicamente rappresentano le prese di posizione di Syriza in Europa. Non parliamo solo di fredde cifre, interessi e debiti, ma di un cambio di passo, dello svelamento del sistema ricattatorio del Fondo monetario internazionale e della Banca centrale europea:
«La decisione verrà presa dal popolo greco – ha detto Tsipras – Se si vuole continuare in perpetuo con piani e misure di austerità che ci renderanno incapaci di alzare la testa, con migliaia di giovani che lasceranno il paese per andare all’estero e tassi di disoccupazione alti noi rispetteremo la scelta, ma non la porteremo avanti». Il premier greco ha avuto il coraggio di rispedire al mittente l’“offerta” arrivata da Bruxelles e di chiedere al popolo greco se accettare un futuro di rate per rimborsare i prestiti, di impossibilità di poter imboccare strade diverse, di un commissariamento di fatto, con conti vincolati e il trionfo dell’austerità come unica via di “progresso”.

Ad offerte molto simili l’Italia ha risposto “facciamo subito le riforme”. E la realtà è davanti a tutti: mancanza di fondi per welfare e servizi, una riforma del lavoro che straccia l’art. 18, la scuola sempre più in mano ad interessi privati e in balia dei super poteri di pochi, una miriade di diritti sociali non riconosciuti.

Non sono questi gli Stati Uniti d’Europa che avevamo immaginato. Anche per questo dovremmo sentirci tutti greci.

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