NO all’Europa dei banchieri
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NO all’Europa dei banchieri

Nel referendum greco oltre il 60 per cento dei cittadini respinge il diktat dell’Unione europea, oggi incontro Hollande-Merkel, Tsipras pronto a trattare di nuovo<br>

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5 Luglio 2015 - 22.05


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La Grecia ha detto “NO” ad un’Europa priva di democrazia, e forse segna la rigenerazione della politica: nel referendum sull’alternativa fra l’assoggettarsi alle richieste dell’ Unione europea oppure respingerle senza per questo voler uscire dall’ euro, e la loro risposta è consistita in un rifiuto chiaro che supera le manovre e le intimidazioni , e quello che un esponente di “Siryza” ha definito “un assedio medievale che puntava a togliere cibo e acqua alla popolazione” . In base a conteggi pressocchè definitivi, i “NO” superano il 60 per cento ed i “SI” vanno poco sopra al 39.

Per l’economia ellenica adesso si apre una nuova fase, inedita e sicuramente spericolata, che però si spera non conduca ad un “default” vero e proprio: le trattative con l’Europa riprenderanno come sarebbero riprese in caso della vittoria del “SI” ma a questo punto la linea del premier Alexis Tsipras esce rafforzata dalla consultazione popolare, e comunque andrà a finire, quest’oggi Commissione europea. Fondo monetario ed Eurogruppo, corifei di un’Europa rigorista che semina sciagure, incassano uno schiaffone.

La prima risposta dei creditori ad una situazione nuova sarà formulata questa sera in un incontro d’emergenza fissato a Parigi fra Angela Merkel ed il presidente Francois Hollande. [In ogni caso, da questo momento, l’Unione europea non potrà più essere la stessa .

Naturalmente, la crisi finanziaria ellenica è tutt’altro che scongiurata, al centro delle battaglie prossime venture sarà ancora una volta la ristrutturazione del debito, ma per il momento il ministro delle Finanze, Yanus Varoufakis si limita a dire che “questa è una splendida opportunità per ripensare tutti assieme le politiche dell’Europa”, e si apre una fase che può davvero condurre a tutto. O le banche europee accetteranno una vera rinegoziazione oppure per l’Unione governata dalla finanza si aprirà una crisi che potrebbe anche rivelarsi epocale.

Nessuno infatti può trascurare il fatto che un’ uscita della Grecia dall’euro comporterebbe infatti un consistente buco di bilancio per la Germania, e poi anche per Francia e Italia/ [b]: questo è l’avvertimento che il presidente della Bundesbank, [b]Jens Weidmann ha lanciato mercoledì al ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble durante una riunione del governo tedesco. La “ Bundesbank “ ha accumulato riserve per 14,4 miliardi di euro per far fronte alle conseguenze della crisi dell’eurozona,che probabilmente non basterebbero in caso di uscita della Grecia dalla moneta unica. Weidmann avrebbe detto che i costi della ‘Grexit’ colpirebbero direttamente i profitti della Bundesbank, attualmente stimati in 2,5 miliardi di euro l’anno. Inoltre, la Bce detiene 20 miliardi di euro di titoli greci e la quota di profitti o perdite su quei titoli spettanti alla Bundesbank ammonta a circa un quarto. E tanto per aggravare ancora i timori, i costi dell’uscita della Grecia dall’euro sarebbero però assai maggiori, poiché la Bce si troverebbe costretta ad operare ulteriori svalutazioni.

Soprattutto per questa ragione, le trattative andranno avanti in ogni caso e che si arriverà forzatamente a un compromesso, magari destinato più a rinviare i problemi che a risolverli. L’economia europea ha già subito gravissimi danni dal protrarsi del braccio di ferro e nessuno ha interesse a far precipitare le cose.

Anche se la partecipazione al referendum è stata massiccia soltanto nella capitale attestandosi su un 65 per cento complessivo, i greci inoltre dimostrano di rifiutare sia le pressioni del ministro Wolfgang Schauble e di Jean-Claude Juncker e le previsioni di Angela Merkel, che pare avesse detto che “Tsipras sta portando il suo Paese a sbattere contro un muro”. In un modo o nell’altro si dovrà tornare al tavolo delle trattative, stando attenti nello stesso tempo a impedire che il taglio dei crediti e la chiusura delle banche soffochino definitamente l’economia ellenica. Prima ancora di conoscere il risultato di ieri, il ministro dell’Economia francese, Emmanuel Macron aveva invitato i governi europei a non punire la Grecia come avvenne con la Germania dopo la Prima guerra mondiale. Qualsiasi sia l’esito del voto dobbiamo riprendere i negoziati politici, non rimettiamo in scena il Trattato di Versailles”, ha detto.

Alexis Tsipars ha convinto i suoi cittadini del fatto che il “NO” avrebbe rafforzato la posizione greca al tavolo negoziale (ed a credergli sono stati soprattutto i giovani fra i 18 ed i 34 anni, che hanno rappresentato il 67 per cento dei suoi sostenitori) ma da Bruxelles c’è chi dice che questo non è vero: alcuni pensano che adesso invece il negoziato sarà più difficile, visto che il “NO” respingerebbe l’intero pacchetto di accordi, compresi i punti su cui si era vicini a un’intesa, e condurrebbe Atene a un isolamento nell’eurozona. Senza aiuti immediati, il Paese andrebbe in” default” rispetto ai sul pagamenti alla Bce e la crisi precipiterebbe, mentre anche le banche, in assenza di sostegno dalla Banca centrale europea, andrebbero al collasso. Qualcuno ipotizza perfino la nascita di una valuta parallela che tamponi la risi di liquidità, o l’emissione di altre obbligazioni di Stato che di fatto metterebbero in moto il meccanismo della “Grexit”. Ma per evitare queste prospettive c’è tempo, sempre che la ex “trojka” si decida a cambiare marcia,e già oggi Tsipras volerà a Buxelles,

Ad ogni modo, anche Atene sta studiando soluzioni di emergenza: Atene avrebbe proposto una amnistia fiscale sui fondi parcheggiati in Svizzera, allo scopo di recuperare entrate per miliardi di euro. A dirlo sono i giornali della Confederazione elvetica , secondo i quali il piano, che necessita ancora dell’approvazione del Parlamento e di un accordo finale con Berna,sarebbe quello di imporre una tassazione piatta del 21% sugli “assets”, rendendoli legali.
 

Fonti: Agenzie

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