La sinistra sindacale già in piazza contro Macron: no alla regressione sociale

La prima mobilitazione indetta dal Front Social già oggi alle 14 in place de la Republique

Una manifestazione di questa estate
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8 Maggio 2017 - 11.37


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Eletto neppure da 24 ore il nuovo Presidente e il collettivo ‘Front social’, che riunisce associazioni, studenti, disoccupati e sindacati, tra cui la Cgt, si dà già appuntamento oggi alle 14 in place de la Republique per la “prima battaglia comune” dell’era Macron. “Emmanuel Macron è stato eletto presidente della Repubblica. Mobilitiamoci sin d’ora per dimostrargli che la piazza vuole farsi sentire e vuole combattere i suoi progetti di regressione sociale”, si legge nell’appello del collettivo rivolto allo schieramento del ‘né Macron, né Le Pen’.

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Le politiche economiche e del lavoro che vuole promuovere Macron infatti sono ancora più liberiste e svantaggiose per i lavoratori della tanto cotestata Loi Travail.

Nel luglio del 2016 il Job act francese era diventato legge nonostante per settimane il Paese fosse sceso nelle piazze per protestare contro una deriva liberista portata avanti dal governo socialista di Valls. Si erano trovati a manifestare insieme le opposizioni di destra e dell’estrema sinistra. 

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I detrattori della Loi Travail hanno sempre considerano il testo sproporzionato, a vantaggio dei datori di lavoro e contro i lavoratori.

Ecco in cosa consiste:

Licenziamenti per ragioni economiche. Il testo fissa per la prima volta in modo chiaro i criteri che consentono all’impresa di procedere. E cioè un calo dei ricavi di un trimestre per le aziende con meno di 11 dipendenti, di due trimestri consecutivi per quelle tra 11 e 50 addetti, di tre per quelle da 50 a 300 lavoratori e quattro per quelle con oltre 300 addetti. Ovviamente bisogna sempre passare da un accordo sindacale.

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Referendum aziendale. Nel caso di accordo approvato da uno o più sindacati che hanno almeno il 30% dei consensi, l’impresa può ricorrere al referendum. In caso di vittoria dei “sì” l’intesa viene applicata e chi si oppone può essere licenziato (ma per ragioni economiche e non individuali, quindi con un trattamento migliore). Cade la possibilità di veto da parte di sindacati che hanno almeno il 50% dei consensi.

Accordi “offensivi”. Attualmente un’impresa può concordare con i sindacati una flessibilità dell’orario in caso di difficoltà (accordi “difensivi”). D’ora in poi potrà farlo anche per far fronte a un aumento della domanda. Ma il livello mensile della retribuzione non potrà cambiare. Anche in questo caso chi rifiuta potrà essere licenziato per ragioni economiche.

Primato degli accordi aziendali. Le intese aziendali sull’orario e sulla retribuzione degli straordinari faranno premio su quanto previsto a livello di categoria (anche se la categoria manterrà un controllo). In concreto, le aziende potranno concordare con i sindacati una maggiorazione della retribuzione delle ore di straordinario (cioè al di là della 35ma ora settimanale) più bassa di quella prevista per la categoria (oggi mediamente del 25%), ma comunque non inferiore al 10 per cento.

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