Diciassette morti, in maggioranza giovanissimi: è questo il bilancio delle vittime delle proteste palestinesi di ieri nella Striscia di Gaza, represse con durezza da Israele.
Le proteste sono accadute nel primo giorno della ”Grande marcia del ritorno”, indetta da Hamas e che ha avuto una massiccia adesione.
Secondo Riyad Mansour, rappresentante permanente palestinese all’Onu, tra i morti ci sarebbero anche ragazzi di età inferiore ai 16 anni, mentre il numero dei feriti sarebbe superiore a 1200. ”Le azioni dell’esercito israeliano – ha detto Mansour – sono un enorme massacro della nostra gente”.
Oggi, secondo quanto deciso dal presidente Abu Mazen, ci sarà un ”giorno di lutto nazionale”. Abu Mazen, citato dall’agenzia Wafa, ha definito i morti ”martiri in difesa dei loro legittimi diritti nella creazione di uno Stato palestinese indipendente con capitale Gerusalemme Est, e in difesa dei luoghi sacri islamici e cristiani (….) e il diritto di tornare alle loro case e alla loro terra dalla quale sono stati espulsi”.
Gli scontri si sono verificati lungo la barriera difensiva tra Gaza e lo Stato ebraico. Israele ha parlato di 17 mila manifestanti che hanno lanciato bombe incendiarie e sassi.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ha chiesto a tutti moderazione e un’indagine indipendente su quanto accaduto.
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