L’arcidiocesi di New Orleans si ribella al Papa: “Immorale usare il vaccino Johnson&Johnson”
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L’arcidiocesi di New Orleans si ribella al Papa: “Immorale usare il vaccino Johnson&Johnson”

Sotto accusa l’uso di una linea cellulare derivata da un tessuto di un feto del 1985. Ma la congregazione per la dottrina della fede aveva dato l’ok.

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Riccardo Cristiano Modifica articolo

3 Marzo 2021 - 09.31


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Congregazione per la dottrina della Fede, dichiarazione ufficiale di poche settimane fa: si possono usare “tutte le vaccinazioni riconosciute come clinicamente sicure ed efficaci con coscienza certa che il ricorso a tali vaccini non significhi una cooperazione formale all’aborto dal quale derivano le cellule con cui i vaccini sono stati prodotti”. Il vaccino Johnson and Johnson, secondo un sito anti-aborto, LifeSite News, userebbe la linea cellulare fetale PER.C6 derivata dal tessuto retinico prelevato da un bambino di 18 settimane che è stato abortito nei Paesi Bassi nel 1985 e successivamente convertito in una linea cellulare fetale nel 1995.

La questione allora qual è?

Torniamo in Vaticano, dove, consapevoli della assoluta delicatezza della questione hanno subito aggiunto che questo ovviamente non muta in alcun modo il giudizio sull’aborto ma anche che “la moralità della vaccinazione dipende non soltanto dal dovere di tutela della propria salute, ma anche da quello del perseguimento del bene comune”.

Se così stanno le cose parrebbe che ci siano nel mondo delle arcidiocesi che non ricevono le istruzioni della Congregazione per la Dottrina della Fede. L’arcidiocesi di New Orleans, il 26 febbraio scorso ha infatti raccomandato ai suoi fedeli, che vivono in un Paese devastato dal virus, di non usare il vaccino Johnson and Johnson perché prodotto “con linee di cellule moralmente compromesse create da due aborti.” Certo, ci sono altri vaccini disponibili, Moderna e Pfizzer, ritenuti idonei dalla diocesi, ma anche in quei casi, come vedremo tra poco, c’è un coinvolgimento di cellule di feti aborti. La questione posta, visto che alcuni centri vaccinali si trovano in luoghi di culto, rischia di compromettere il piano vaccinale. Dunque dobbiamo entrare più a fondo nella logica e nei criteri indicati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per capire se quanto indicato da New Orleans abbia un fondamento per la Chiesa cattolica alla luce di quanto affermato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

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Come è noto il Vaticano ha diramato due circolari al riguardo. Ne ha scritto con estrema precisione padre Casalone su La Civiltà Cattolica, rivista le cui bozze vengono preventivamente vistate dalla Segreteria di Stato, affermando: “ Il primo documento della Congregazione per la Dottrina della Fede (CdF) esamina un problema molto specifico, ma già da tempo discusso, soprattutto nell’ambito della comunità ecclesiale: l’uso di vaccini nella cui produzione si impiegano linee cellulari estratte da tessuti di feti abortiti volontariamente. Un problema sollevato anche per alcuni vaccini somministrati in età pediatrica: anzitutto quello contro la rosolia, ma poi anche quelli contro l’epatite A e la rabbia. In particolare è sotto accusa una linea cellulare (HEK293) ottenuta nel 1973 a partire dal tessuto renale dei resti di un aborto avvenuto in Olanda. Non è nota l’identità dei genitori né le ragioni precise dell’interruzione della gravidanza, che sembra comunque non avere legame con l’obiettivo di preparare linee cellulari per i laboratori. Alcuni vaccini anti-Covid utilizzano tale materiale biologico in una o più fasi della loro preparazione. Quelli già approvati in Usa e in Europa, prodotti da Pfizer-BioTech e Moderna con la tecnologia del RNA messaggero, non usano tali linee cellulari per la produzione, ma solo per alcuni test di verifica. La Nota della CdF ribadisce quanto già affermato in una precedente Istruzione, dove si precisava anzitutto che non si può giustificare l’aborto volontario, neanche per motivi di salute (pubblica): sia l’estrazione di linee cellulari per preparare vaccini sia la loro distribuzione e commercializzazione sono, in termini di principio, moralmente illecite. L’Istruzione tuttavia nota che all’interno di questo quadro generale esistono responsabilità differenziate, e ragioni gravi potrebbero essere moralmente proporzionate per giustificare l’utilizzo del suddetto materiale biologico. Con riferimento alla situazione attuale, poi, la CdF spiega i motivi e le condizioni a cui «è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione». L’argomento a cui si ricorre per sostenere questa posizione è quello che differenzia le modalità possibili di cooperazione con un’azione moralmente illecita compiuta da altri. Il principio è di grande interesse, perché è uno strumento concettuale che la tradizione della teologia morale ha elaborato per affrontare la complessità del decidere umano, che non avviene mai in uno spazio astratto, ma sempre intrecciato con l’agire di altri soggetti e in circostanze composite”.

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L’articolo, come si capisce, è precedente il varo del vaccino in oggetto, parla di Pfizer e Moderna, che la diocesi di New Orleans ritiene non moralmente eccepibili, ma l’articolo prosegue e illustra con estrema accuratezza e precisione gli altri criteri che ha seguito la Santa Sede, oltre il punto già citato: “ non si partecipa attivamente allo svolgimento dell’atto, cosa peraltro impossibile, dato che l’evento è accaduto in un lontano passato, e – aspetto importante da ricordare, perché talvolta equivocato – non si richiede la ripetizione di altri aborti: per la preparazione dei vaccini si utilizzano infatti cellule già disponibili nei laboratori dagli anni Settanta-Ottanta. In terzo luogo, quindi, l’azione che si compie è remota, cioè distante nel tempo e periferica riguardo al nucleo di significato del comportamento a cui ci si riferisce. Questi criteri possono aiutare a situare e differenziare anche le responsabilità di altri soggetti che intervengono nell’iter richiesto dalla ricerca e dalla preparazione dei vaccini. Come si vede, la valutazione morale dell’aborto volontario rimane negativa e si deve scongiurare ogni percezione di complicità con esso (evitando così di dare scandalo), impegnandosi nella ricerca di vie di produzione che impieghino altro materiale biologico. Ma, in mancanza di alternative e per la gravità della situazione, l’uso di questi vaccini viene considerato lecito”.

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