Bavaglio e repressione: l’oppositore russo Andrei Pivovarov è stato condannato a quattro anni di carcere, per aver pubblicato dei post su Facebook in favore di un’organizzazione bandita dalle autorità. Una roba del genere si vede nella Turchia di Erdogan e nell’Egitto di Al-Sisi, come sa bene Patrick Zaki.
Lo ha annunciato il suo team. «Andrei Pivovarov è stato condannato a quattro anni in una colonia penale con il divieto di attività socio-politiche per un periodo di otto anni», si legge sull’account Twitter a suo nome. L’oppositore, in carcere già da un anno, è l’ex direttore del disciolto gruppo d’opposizione Open Russia del magnate in esilio Mikhail Khodorkovsky.
Il 31 maggio 2021, la polizia aveva fermato Pivovarov da un aereo pronto a decollare da San Pietroburgo a Varsavia. Pochi giorni prima l’attivista aveva annunciato l’auto-scioglimento della sua organizzazione Otkritaia Rossia (Russia Aperta), legata all’ex oligarca e oppositore in esilio Mikhail Khodorkovsky, che aveva passato anni in prigione in Russia. La sua decisione era maturata perché si aspettava che sarebbe stato classificato come «indesiderabile», esponendo attivisti, membri e dipendenti a procedimenti legali.
Dopo il suo arresto, Pivovarov è stato trasferito in una prigione nel sud della Russia, a Krasnodar, dove è stato processato. L’ultimo giorno del processo, l’11 luglio, l’oppositore è intervenuto in tribunale dalla gabbia riservata all’imputato in aula, e ha denunciato i procedimenti politici di cui sono vittime i critici di Vladimir Putin. «Questo caso contro di me è pura vendetta a causa delle mie opinioni, delle mie attività politiche», ha detto l’avversario di 40 anni.