Dopo il Niger, il Gabon. E prim’ancora la Guinea, il Burkina Faso e il Mali.
Consenso militare
Liquidare il tutto come l’azione di militari golpisti è una lettura parziale ed erronea di quanto sta accadendo in Africa. A crollare è ciò che resta del colonialismo occidentale, quello francese in primis, e, come in Gabon, clan al potere da una vita che hanno ridotto alla fame popolazioni intere.
In Gabon, il colpo di stato è stato annunciato poco dopo che la Commissione elettorale del Paese aveva dato notizia della rielezione di Ali Bongo, al suo terzo mandato. Nella notte gli ufficiali militari del Paese centroafricano hanno cancellato i risultati delle recenti elezioni e sciolto le istituzioni statali, sostenendo in un video trasmesso in diretta da Gabon24 di aver preso il potere. Chiusi i confini del Paese africano fino a nuovo avviso, si legge sui media locali, aggiungendo che nella capitale Librevillesi sono sentiti colpi di arma da fuoco, poi cittadini in festa si sono riversati per le strade.
Gli ufficiali hanno affermato che le elezioni generali, che avevano decretato di nuovo la vittoria del presidente uscente Ali Bongo Ondimba, 64 anni, “non erano credibili” e i risultati sono stati annullati. Il presidente proviene da una famiglia che governa il Paese dell’Africa centrale da oltre 50 anni.
Festa in piazza
Migliaia di persone si sono riversate in strada in Gabon, in particolare nella capitale Libreville e nella capitale economica del Gabon Port-Gentil, per festeggiare il golpe militare con il quale è stata annunciata la destituzione del presidente Ali Bongo Ondimba, succeduto al padre al potere 14 anni fa.
Video di manifestanti in strada che intonano cori e slogan, sventolando bandiere con il tricolore nazionale blu, giallo e verde, sono stati diffusi sui social media.
I cittadini hanno intonato l’inno nazionale e hanno detto ”grazie esercito, aspettavamo questo momento da molto tempo”. La Bbc Afrique riferisce che i militari hanno ora chiesto alla folla di rientrare nelle proprie case e di allontanarsi da zone strategiche.
Per comprendere le ragioni di questo consenso popolare ai militari golpisti è di grande interesse un report dell’agenzia Dire.
“Carovita e peggioramento delle condizioni di vita, elezioni irregolari e timori di arresti di oppositori, corruzione e nepotismo di “una dinastia” supportata dalla Francia, l’ex potenza coloniale: questi i fattori all’origine del golpe militare in Gabon, secondo fonti dell’agenzia Dire nella capitale Libreville. La lettura, condivisa al telefono a condizione del rispetto dell’anonimato per ragioni di opportunità anche dal punto di vista lavorativo, parte dall’assunto che i fatti di oggi erano “prevedibili alla luce del malcontento generale” tra la popolazione. “Anche se il Gabon non ha una tradizione di colpi di stato”, questa la tesi, “con il deterioramento delle condizioni di vita e di convivenza, l’istituzionalizzazione della corruzione e la promozione di dirigenti controversi un golpe era ipotizzabile”.
Un passaggio chiave sono state le elezioni presidenziali, tenute sabato scorso. I risultati sono stati annunciati questa notte, poco prima dell’annuncio del golpe in tv da parte dei militari: stando ai dati ufficiali, il presidente Ali Bongo Ondimba, al potere da 14 anni e figlio di Omar Bongo, al potere dal 1967, sarebbe stato confermato per un nuovo mandato. Questo esito non è stato però riconosciuto dagli sfidanti, in particolare da Albert Ondo Ossa, che ha denunciato brogli massicci da parte del “regime”.
Secondo le fonti a Libreville, “l’organizzazione caotica del voto e le voci su imminenti arresti degli oppositori hanno inevitabilmente provocato il panico, con il rischio di manifestazioni popolari represse dall’esercito o di un colpo di stato militare”.
La Francia è parte dell’equazione politica. “Ha fatto sapere che sta seguendo attentamente la situazione” continua l’analisi, allargandosi all’Africa occidentale nel suo complesso, con un cenno anche al colpo di Stato in Niger del luglio scorso.
“Interverrà come nel 1964? Non lo so, ma i recenti golpe in Guinea, Burkina Faso e Mali sono una spina nel fianco per Parigi, che dovrà pensarci due volte prima di intervenire in un Paese dove il sentimento anti-francese è profondo”. Poi una notizia circolata oggi, che alimenta altri dubbi: “Abbiamo appreso che ieri l’Air France ha effettuato tre voli: perché?” Un’ultima battuta riguarda l’accoglienza che il golpe sta avendo nella capitale: “I video e le informazioni che ho dai miei parenti che si trovano in centro mostrano scene di giubilo, con una grande comunione tra l’esercito e la popolazione”. Il Gabon è stato guidato dalla famiglia Bongo per 56 anni. Sia il padre Omar sia il figlio Ali hanno avuto rapporti di collaborazione politica con la Francia. E’ di stamane la notizia, diffusa dalla testata Lsi Africa, che la multinazionale parigina Eramet, che estrae manganese e altri minerali nel Paese dal 1953, ha sospeso le proprie attività”.
Uno dei figli del presidente rieletto del Gabon Ali Bongo e diverse personalità vicine al deposto capo dello Stato sono stati arrestati per alto tradimento. Lo ha reso noto in un messaggio alla televisione di Stato il colonnello dell’esercito che già nella notte aveva letto il comunicato dei militari golpisti che annunciava la “fine del regime”. Tra le persone fermate, Noureddin Bongo Valentin, figlio e consigliere del presidente deposto, Ian Ghislain Ngoulou, capo di gabinetto di Ali Bongo, Mohamed Ali Saliou, suo vice, Abdul Hosseini, consigliere presidenziale, Jessye Ella Ekogha, consigliere speciale e portavoce della presidenza. Stessa sorte è stata riservata al leader e al numero due del Partito democratico del Gabon del presidente deposto. L’accusa – ha annunciato il militare golpista – è “di alto tradimento delle istituzioni dello stato, appropriazione indebita massiccia di fondi pubblici, falsi in atti pubblici, falsificazione della firma del presidente della Repubblica, corruzione, traffico di stupefacenti”.
Messo in pensione
Il presidente del Gabon, Ali Bongo, appena rieletto per il terzo mandato, “è stato messo in pensione“. Lo ha affermato in un’intervista a Le Monde il capo della Guardia repubblicana, il generale Brice Oligui Nguema, che ha guidato il gruppo di militari responsabili del colpo di Stato. Questi hanno dichiarato sciolte le istituzioni del paese e annullato le elezioni che hanno confermato Bongo per il terzo mandato presidenziale. Bongo, attualmente agli arresti domiciliari, “è in pensione, gode di tutti i suoi diritti. È un gabonese normale, come tutti gli altri”, ha dichiarato il generale. “Non aveva il diritto di restare in carica per un terzo mandato, la Costituzione è stata violata, il metodo elettorale in sè non era buono. Allora l’esercito ha deciso di voltare pagina, di assumersi le proprie responsabilità”, ha spiegato.
“Sono il presidente del Gabon Ali Bongo, sono nella mia residenza, non so dove siano mia moglie e mio figlio, io sono qui e non so cosa stia succedendo fuori”. “Invio questo messaggio a tutti i nostri amici, gli amici del Gabon”. Seduto su una sedia in una stanza con una libreria alle spalle, il presidente eletto è apparso per la prima volta dopo il golpe, visibilmente preoccupato, lanciando un appello alla comunità internazionale: “fatevi sentire, fate rumore, vi imploro”. E’ il video-messaggio in inglese del presidente deposto.
Il Gabon si trova nell’Africa centro-occidentale ed è uno dei paesi più ricchi, del continente in termini di PIL pro capite. È un produttore di petrolio ed è ricco di legname e manganese, ma secondo la Banca Mondiale un terzo dei suoi circa 2,4 milioni di abitanti vive in condizioni di povertà. Ali Bongo ha 64 anni ed è il figlio di Omar Bongo, ex presidente del Gabon, che rimase al potere per quarantadue anni, governando fino agli anni Novanta in un sistema monopartitico. Dopo essere stato eletto per la prima volta nel 2009 alla morte del padre, Ali Bongo venne rieletto nel 2016 con 5.500 voti di vantaggio su Jean Ping, un diplomatico che dal 2008 al 2012 era stato presidente della Commissione dell’Unione Africana e prima ancora dell’Assemblea generale dell’Onu.
Anche in quel caso le opposizioni considerarono il voto fortemente condizionato da brogli: nel paese ci furono proteste seguite da una violenta repressione.
Come per il Niger, la Francia ha avuto un peso importante nell’economia del paese africano. Ed è di stamane la notizia, diffusa dalla testata Lsi Africa, che la multinazionale parigina Eramet, presente in Gabon dal 1953 in particolare per l’estrazione di manganese, ha sospeso le proprie attività.
Il leader dei radicali di sinistra de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha accusato il presidente Emmanuel Macron di aver “compromesso la Francia” con il suo appoggio a Bongo, al potere dal 2009 dopo la morte del padre Omar Bongo, che ha governato il Gabon per ben quarantadue anni
“L’Italia continua a essere impegnata per una soluzione diplomatica della crisi in Niger e anche della più recente in Gabon, lavorando in stretto coordinamento con i partner”: lo ha affermato il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, citato in una nota della Farnesina, aggiungendo che “è fondamentale che i Paesi europei mantengano una piena unità d’intenti nella ricerca di una via d’uscita pacifica che assicuri pace e stabilità all’intera regione del Sahel, lavorando d’intesa coi partner regionali”. Che dire: le solite parole di circostanza.
La testimonianza dell’ambasciatore
A Rainews24 è intervenuto l’ambasciatore italiano a Libreville, in Gabon Gabriele di Muzio.
“Abbiamo cominciato a sentire degli spari verso le 5 di questa mattina e poi abbiamo visto e sentito il messaggio dell’esercito che annunciava il colpe di Stato e abbiamo rilevato cheInternet