L'arcivescovo di Kiev: "Dopo le parole sulla Russia in Ucraina il consenso verso il Papa è crollato"
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L'arcivescovo di Kiev: "Dopo le parole sulla Russia in Ucraina il consenso verso il Papa è crollato"

Queste sono le parole del giovane vescovo cattolico-latino di Kiev-Zhytomyr, mons. Vitaliy Krivitskiy, 51 anni, salesiano, a Berlino per partecipare all'Incontro di Sant'Egidio "L'audacia della pac

L'arcivescovo di Kiev: "Dopo le parole sulla Russia in Ucraina il consenso verso il Papa è crollato"
L'arcivescovo di Kiev Vitaliy Krivitskiy
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12 Settembre 2023 - 10.24


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Parole tristi. “Il nostro popolo oggi è molto stanco della situazione, senza sapere cosa succederà domani. La situazione oggi a Kiev e nella regione intorno è molto diversa da un anno e mezzo fa. Da un lato si sente dire che le cose sono sotto controllo, ma dall’altro, quello che non è sotto controllo sono gli attacchi continui che subiamo. Nonostante le frontiere siano lontane da noi, ci sono molte persone delle nostre regioni che stanno morendo. E ancora ci sono tante persone che hanno bisogno di aiuto umanitario, che non hanno case, non hanno lavoro”.

Queste sono le parole del giovane vescovo cattolico-latino di Kiev-Zhytomyr, mons. Vitaliy Krivitskiy, 51 anni, salesiano, a Berlino per partecipare all’Incontro di Sant’Egidio “L’audacia della pace”, mentre racconta le sofferenze della sua popolazione, ma anche le speranze, della gente e della sua Chiesa.

“Nonostante tutto quello che si dice dell’Ucraina, noi continuiamo a credere che l’Ucraina vincerà. La domanda sulla vittoria dell’Ucraina, per noi ha una risposta alla quale semplicemente non ci sono alternative. E non ci sono altre uscite per noi, per il nostro Paese. Non sappiamo ancora quanto tempo manca perché questa guerra finisca, comunque vediamo ogni giorno le sfide che si presentano”. Tra l’altro, “nelle nostre città la gente ormai è mescolata, nel senso che ci sono molti rifugiati, molte persone dell’est dell’Ucraina, del sud dell’Ucraina, di quelle città che sono state occupate”.

Negli ultimi giorni hanno tenuto banco i giudizi negativi delle autorità di Kiev sul Papa “filorusso” e per il quale “non può esserci alcun ruolo di mediazione”. Sono giudizi condivisi anche dalla popolazione? “Se parliamo del popolo ucraino in generale, certamente il loro punto di vista verso il Papa è cambiato – risponde Krivitskiy -. Prima della guerra, secondo le statistiche, il 64 per cento del popolo ucraino appoggiava il Papa, più che in altri Paesi. Oggi il livello delle persone che appoggiano il Papa è poco più del 6 per cento. Noi stessi capiamo che le parole del Papa sulla ‘grande madre Russia’ sono state pronunciate in maniera poco meditata, troppo spontanea. Il Papa stesso lo ha riconosciuto, rispondendo ai giornalisti. Certamente per le persone che ascoltano soltanto queste dichiarazione del Papa più recenti si crea un’immagine di lui un po’ negativa. Ma il contesto è totalmente diverso per le persone che continuamente seguono il Papa, che sanno quante volte lui parla dell’Ucraina, quante volte lui la ricorda in tutti i suoi discorsi”.

Che cosa il Papa dovrebbe dire con chiarezza per non essere strumentalizzato oppure magari per non essere equivocato rispetto al suo atteggiamento verso l’Ucraina? “Mi sembra che non soltanto noi ma tutta la Chiesa stia aspettando chiarezza da parte del Papa, che lui chiami le cose con il loro nome, riguardo alla guerra, cioè l’aggressore, così come veramente è. È vero che il Papa ha già parlato di queste cose, ma forse non con la chiarezza necessaria, in modo che non si debba tornare a fare queste domande”.

Sulle aspettative che si nutrono sulla missione di pace del cardinale Matteo Zuppi, ora in partenza per la Cina, Krivitskiy spiega: “Io ho avuto un incontro personale con il cardinale quando è venuto a Kiev, ma non so del tutto quali sono stati i risultati di tutti gli incontri che ha avuto dopo che si è incontrato con me. Mi è piaciuto molto che il cardinale non sia venuto a dirci cosa dobbiamo fare, ma semplicemente a mostrarci il suo appoggio. Mi sembra che sempre dobbiamo cercare il dialogo e cercare soluzioni alle diverse sfide che si presentano. Se si può fare qualcosa per trovare, per avere la pace e la giustizia, alla quale tutti vogliamo arrivare, noi certamente stiamo pregando per questo”.

E su una delle questioni umanitarie affrontate da Zuppi nella sua missione, quella dei bambini ucraini deportati in Russia, che informazioni ci sono su un loro possibile ritorno? “Purtroppo queste sono cose su cui non ho informazione diretta – ammette il vescovo di Kiev -. Ma forse è meglio che non sappiamo, così il processo di recupero di questi bimbi si potrà fare nel miglior modo possibile”.

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