Guerra a Gaza, dare una chance alla pace: la parola a chi pratica la solidarietà
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Guerra a Gaza, dare una chance alla pace: la parola a chi pratica la solidarietà

In vista della riunione dei Ministri degli Esteri europei in programma oggi sulla situazione in Palestina e Israele, Oxfam lancia un appello urgente perché non siano sospesi gli aiuti umanitari destinati ai civili palestinesi colpiti dal conflitto.

Guerra a Gaza, dare una chance alla pace: la parola a chi pratica la solidarietà
Bombardamenti israeliani a Gaza
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

10 Ottobre 2023 - 18.53


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La parola a chi pratica la solidarietà nella martoriata terra di Palestina.

In vista della riunione dei Ministri degli Esteri europei in programma oggi sulla situazione in Palestina e Israele, Oxfam lancia un appello urgente perché non siano sospesi gli aiuti umanitari destinati ai civili palestinesi colpiti dal conflitto.

“La sola prospettiva di sospendere gli aiuti non è solo allarmante, ma inaccettabile. – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – La sospensione degli aiuti sarebbe una punizione collettiva che colpirebbe tantissimi civili, mettendone a rischio le capacità di sussistenza. L’Europa non può esimersi dall’impegno di fornire aiuti a chi ne ha più bisogno. È proprio la mancanza di un’azione politica decisa che ancora una volta sta perpetuando questo ciclo infinito di violenza e ritorsioni, in cui i civili si trovano in mezzo a un micidiale fuoco incrociato”. Oxfam esorta la comunità internazionale a non prendere parte ad una punizione collettiva nei confronti dei civili palestinesi. Sospendere l’invio di aiuti internazionali impedirebbe ai palestinesi colpiti dal conflitto di accedere a cure mediche, cibo, acqua e istruzione, senza che per questo i civili israeliani siano più al sicuro. Il sostegno politico ed economico e non il taglio degli aiuti, è l’unica strada percorribile per contribuire a costruire una Pace e una stabilità durature in Medio Oriente.  L’UE ha dichiarato che riconsidererà l’intero budget destinato agli aiuti allo sviluppo diretti a palestinesi, che ad oggi ammonta a 691 milioni di euro. Il tema sarà al centro della riunione dei Ministri degli Esteri Ue in programma oggi. Oxfam lavora nei Territori Occupati Palestinesi da oltre 50 anni al fianco delle comunità più povere e vulnerabili e insieme alle altre organizzazioni internazionali presenti nell’area ha sempre adottato procedure che garantiscono come lo stanziamento di aiuti non venga deviato.  Oxfam ha sempre garantito e dato prova di assoluta trasparenza e responsabilità rispetto alle sue fonti di finanziamento e ai meccanismi operativi adottati, rispettando gli standard e le normative internazionali”.

L’unica soluzione: “due Stati, per due popoli”

“Condanniamo l’ignobile e brutale atto di aggressione di Hamas contro la popolazione civile Israeliana, contro anziani, bambini, donne, in spregio di ogni elementare senso di umanità e di civiltà, alla quale si è aggiunta la barbara pratica della presa di ostaggi. Siamo di fronte alla violazione di tutti i trattati e le convenzioni internazionali, volti a salvaguardare le popolazioni civili dalle guerre e da ogni forma di occupazione.

Non vi è giustificazione alcuna per l’operato di Hamas, neppure la disperazione e l’esasperazione del popolo Palestinese, vittima da decenni dell’occupazione, della restrizione delle libertà, della demolizione delle case, dell’espropriazione dei terreni e delle continue provocazioni delle frange radicali della destra israeliana e dei coloni può trovare una risposta nell’azione terroristica e militare.

La nostra condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia Palestinese, sia Israeliana è assoluta.

Hamas deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità per il bene del popolo palestinese.
Israele non deve reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza o usare metodi di rappresaglia come togliere cibo, luce, acqua ad una popolazione anch’essa ostaggio della violenza scatenata da Hamas, senza vie di fuga ed impossibilitata a proteggere le famiglie, i bambini e gli anziani.

Il 7 ottobre segna una radicale svolta militare, di guerra, che porterà nuove vittime e nuovo odio senza risolvere le cause che, da quasi un secolo, travolgono la popolazione e la terra di Palestina e d’Israele. E’ evidente per di più il rischio imponderabile del conflitto che potrebbe travolgere il Medio Oriente.

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Solo con il rifiuto della guerra e della violenza possiamo tutti impegnarci per costruire giustizia, rispetto per i diritti di autodeterminazione delle due popolazioni, riparazione, convivenza, pace giusta e duratura.

Ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché assuma la propria responsabilità di organo garante del diritto internazionale chiedendo alle parti l’immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri, il rispetto del diritto umanitario per evitare ulteriore spargimento di sangue, con l’impegno di convocare, con urgenza, una Conferenza di pace che risolva, finalmente, la questione Palestinese applicando la formula dei “due Stati per i due Popoli”, condizione che porrebbe fine all’occupazione Israeliana ed alla resistenza armata Palestinese, ristabilendo così le condizioni per la costruzione di società pacifiche e democratiche.

Noi, come componenti della società civile italiana ed internazionale, siamo pronti a fare la nostra parte per sostenere il cammino della pace ed invitiamo le autonomie sociali Palestinesi ed Israeliane a schierarsi chiaramente per la fine della violenza, per il rispetto reciproco e per il reciproco diritto di vivere in pace e liberamente nel proprio stato.
Per questo lanciamo un appello alle associazioni e movimenti Palestinesi ed Israeliani a manifestare insieme, in Terra Santa, sfidando chi invece vuole distruggere con la violenza, con l’aggressione, con l’occupazione e l’assedio, il diritto dell’altro, la possibilità della convivenza e di un futuro di pace e di benessere per tutto il Medio Oriente.

Riprendiamo per mano la pace”.

Assisi Pace Giusta

Rete Italiana Pace e Disarmo
Acli
Anpi
Arci
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Cisp
Cgil
Fondazione Lelio e Lisli Basso
Fondazione Giorgio La Pira e Centro Internazionale Studenti
Gruppo Abele
Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo
Legambiente
Libera
Movimento Nonviolento
Pax Christi
Pro Civitate Christiana
Tavola della Pace

Gaza: Liberazione degli ostaggi, stop alla rappresaglia e alle violazioni dei diritti internazionali, corridoi umanitari, subito al lavoro per una pace giusta. Le richieste della Rete AOI

“La Rete AOI conferma la propria condanna dell’attacco terroristico di Hamas nel territorio israeliano e chiede l’immediata e incondizionata liberazione degli ostaggi, tra cui donne, bambini, anziani, giovanissimi.

Al tempo stesso pretende l’attenzione della comunità internazionale tutta per la situazione di emergenza umanitaria e le centinaia di morti tra la popolazione civile a Gaza, bersaglio della rappresaglia del Governo di Netanyahu.

Esprimiamo preoccupazione per le conseguenze che questa situazione destabilizzante già sta avendo in tutto il Medio Oriente, regione colpita da conflitti e guerre decennali.

Chiediamo all’Unione Europea e alla comunità internazionale di metter fine all’attuale immobilismo e di utilizzare ogni pressione per indurre il governo israeliano a cessare la distruzione di Gaza.

L’equazione Gaza = Hamas è inaccettabile e contraria ad ogni norma del diritto internazionale umanitario, perché avvalora una vendetta collettiva su una popolazione inerme, colpita ingiustamente e impossibilitata alla fuga.

La politica e i media hanno troppo spesso promosso e sostenuto una narrazione che è arrivata a bollare il popolo palestinese come terrorista, anche quando le legittime proteste per le continue violazioni dei diritti umani e civili si sono svolte in maniera non violenta. I bacini di odio vanno svuotati e non alimentati, perché è in questo mare oscuro che prosperano fondamentalismi ed estremismi: la crisi umanitaria a Gaza è da allarme rosso.

Insieme alla giusta liberazione degli ostaggi civili israeliani in mano ad Hamas, va garantita l’apertura di corridoi umanitari per portare acqua, cibo e materiali sanitari e occorre assicurare la protezione dei più deboli e la piena operatività degli ospedali al fine di fornire i necessari e tempestivi soccorsi.

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Come AOI esprimiamo inoltre preoccupazione per operatrici e operatori delle nostre ong e per i partner, che si trovano a Gaza intrappolati e protagonisti di un incubo terribile.

Militarismi, segregazioni, arresti arbitrari, esecuzioni sommarie non hanno garantito negli anni ad Israele la sicurezza a cui aspira. Solo una pace vera che veda riconosciuti i diritti di entrambi i popoli, israeliano e palestinese, può ricostruire quella sicurezza di cui ognuno ha diritto nel mondo”.

Con le vittime, contro la guerra. Con gli ostaggi, contro il terrorismo

“Ancora guerra. Ancora orrore. Ancora morte.

La parola è passata alle armi. La gente, ammutolita e spaventata, è nascosta nei rifugi. La via d’uscita è nelle mani di chi romperà la spirale di odio, rifiutando la logica perversa omicida e suicida della guerra. Solo i civili israeliani e palestinesi che sceglieranno, anche con il nostro aiuto, la via della nonviolenza, dell’agire comune per la pace, potranno ridare speranza al futuro di Israele e Palestina, che hanno un destino comune nella convivenza.

La reazione militare ad un’azione militare finirà in un bagno di sangue sul terreno, ai danni dei civili disarmati: è la guerra. Questa deriva cancella ragioni e torti e mette tutti nelle condizioni di ostaggi della violenza delle armi.

La società civile di Israele è ostaggio della politica estremista, fascista, nazionalista, militarista del governo di Netanyahu.

La società civile di Palestina è ostaggio della politica estremista, fascista, razzista, militarista delle milizie di Hamas. 

Due governi corrotti, Hamas e Likud, finanziati da potenze straniere, tengono in ostaggio i propri cittadini.

Gli aggrediti di oggi sono gli aggressori di ieri. 

Gli aggressori di oggi saranno gli aggrediti di domani.

Il peggior nemico della Palestina è il terrorismo disumano di Hamas.

Il peggior nemico di Israele è l’apartheid contro i diritti dei palestinesi. 

Aver abbandonato a se stessi, non aver sostenuto i nonviolenti palestinesi e israeliani, i pacifisti, gli obiettori alle armi dei falchi di Israele e della Palestina, ha portato a questa esplosione violenta, che dà un colpo mortale al diritto di esistenza dello Stato di Palestina e vorrebbe annientare loStato di Israele.L’alternativa alla vendetta e alla rappresaglia può ripartire dai gruppi misti israeliani/palestinesi per la pace, dai parenti delle vittime delle due parti uniti dal dolore:  è l’unica possibilità di salvezza.

Piangere e condannare non basta. Dobbiamo fare la nostra parte per fermare la violenza. La Campagna di Obiezione alla guerra deve dunque essere ancora più intensa.

Come Movimento Nonviolento aderiamo e partecipiamo alla mobilitazione per la pace, in Ucraina, in Israele, in Palestina e in tutti i luoghi martoriati dalla guerra”.

In difesa dei più indifesi

 “L’ondata di violenza legata al conflitto continua a mietere terribili vittime tra i bambini e le loro famiglie in Israele e nello Stato di Palestina. Nulla giustifica l’uccisione, la mutilazione o il rapimento di bambini. Ogni ritardo nel porre fine al conflitto porterà inevitabilmente a conseguenze ancora più devastanti per i bambini.

Secondo i rapporti, centinaia di bambini israeliani e palestinesi sono stati uccisi e molti altri feriti nelle ultime 72 ore. L’uccisione e la mutilazione di bambini è una grave violazione e l’uccisione intenzionale è una grave violazione del diritto internazionale umanitario. Chiediamo a tutte le parti di non prendere di mira i bambini e di adottare tutte le misure necessarie per garantire la loro protezione durante le ostilità.

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Inoltre, arrivano notizie di rapimenti di bambini israeliani nella Striscia di Gaza. Il rapimento di bambini da parte di qualsiasi attore del conflitto costituisce una grave violazione e la presa di ostaggi è vietata dal Diritto Internazionale Umanitario in ogni circostanza. L’Unicef chiede il rilascio immediato e sicuro di tutti gli ostaggi.

Alla data di ieri, secondo l’Unrwa, a Gaza c’erano più di 187.000 nuovi sfollati, molti dei quali hanno trovato rifugio nelle scuole dell’Unrwa,e molti di loro sono bambini. Alcune delle strutture che ospitano le famiglie sfollate a Gaza, comprese le scuole, hanno subito danni.

Centinaia di migliaia di bambini sono colpiti dall’escalation delle ostilità a Gaza e hanno un disperato bisogno di assistenza umanitaria e protezione. Prima di queste nuove violenze, 1,1 milioni di bambini avevano già bisogno di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania – rappresentando circa la metà della popolazione di bambini.

Siamo estremamente allarmati per le misure volte a tagliare l’ingresso di elettricità, cibo, acqua e carburante a Gaza. Questo aggiungerà un ulteriore livello di sofferenza all’attuale catastrofe che le famiglie di Gaza devono affrontare. Privare i bambini dell’accesso al cibo e ai servizi essenziali mette a rischio le loro vite, così come gli attacchi alle aree e alle infrastrutture civili – compresi i centri sanitari, le scuole e i sistemi idrici e igienici. È imperativo che tutte le parti si astengano da ulteriori violenze e attacchi alle infrastrutture civili, tra cui scuole, centri sanitari e rifugi”.

Nella Striscia di Gaza, l’Unicef e i suoi partner sono sul campo per fornire supporto umanitario immediato, tra cui forniture mediche, carburante, sostegno alla salute mentale e psicosociale. Con il rapido deterioramento della situazione umanitaria, gli operatori umanitari devono poter accedere in sicurezza ai bambini e alle loro famiglie con servizi e forniture salvavita, ovunque essi si trovino.

L’Unicef chiede l’immediata cessazione delle ostilità e ricorda alle parti in causa l’obbligo, previsto dal Diritto Internazionale Umanitario, di garantire una protezione speciale ai bambini. Ogni singolo bambino, indipendentemente da chi sia o da dove si trovi, deve essere protetto”.

Aumenta il numero di bambini coinvolti 

Così Save the Children: “Con l’intensificarsi dell’escalation in Israele e a Gaza, il numero di bambini coinvolti nella violenza è in aumento. Le notizie di bambini palestinesi uccisi e feriti negli attacchi aerei e di bambini israeliani rapiti e tenuti in ostaggio,rafforzano i timori di un tributo psicologico senza precedenti.  

Le bambine e i bambini stanno affrontando rischi inimmaginabili per la loro sicurezza, con conseguenze terribili a lungo termine per la loro salute mentale, tra cui depressione, incubi, enuresi e autolesionismo. 

Questa violenza deve finire!

Cosa chiediamo 

Chiediamo un cessate il fuoco immediato per evitare un’ulteriore escalation che metta a rischio i bambiniTutte le parti devono fare del loro meglio per proteggere i bambini e rispettare il diritto umanitario internazionale.

Il commento di Jason Lee, Direttore di Save the Children nei Territori Palestinesi Occupati, sull’attuale situazione: “In seguito all’escalation di violenza tra i gruppi armati palestinesi e le forze israeliane, in Israele e a Gaza, i nostri operatori e le loro famiglie si stanno preparando ad affrontare la situazione. I bambini saranno terrorizzati. Nelle precedenti escalation, molti di loro sono stati uccisi e feriti, per non parlare delle gravi conseguenze sulla salute mentale: non ne sono mai usciti indenni. Tutte le parti devono dare prova di moderazione, concentrarsi sulla sicurezza dei bambini e delle famiglie e interrompere la spirale di paura e sofferenza che stanno sopportando da troppo tempo”.

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