Tunisia, l'elemosina restituita e quel che resta del "Piano Mattei" di Giorgia Meloni: niente
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Tunisia, l'elemosina restituita e quel che resta del "Piano Mattei" di Giorgia Meloni: niente

La guerra a Gaza, il sangue in Israele hanno oscurato la figuraccia collezionata dalla premier Meloni e dal suo governo securista in Tunisia. 

Tunisia, l'elemosina restituita e quel che resta del "Piano Mattei" di Giorgia Meloni: niente
Il presidente tunisino Saied e Giorgia Meloni
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

13 Ottobre 2023 - 19.01


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La guerra a Gaza, il sangue in Israele hanno oscurato la figuraccia collezionata dalla premier Meloni e dal suo governo securista in Tunisia. 

Restituita l’”elemosina”.

Di cosa si tratta, lo riassume molto bene il Post: “Il governo tunisino di Kais Saied ha restituito alla Commissione Europea 60 milioni di euro di aiuti che erano stati versati alcuni giorni fa, in un gesto di polemica piuttosto evidente che mostra come le relazioni tra la Tunisia e l’Unione Europea siano tese ed estremamente fragili. I 60 milioni versati dalla Commissione e restituiti dalla Tunisia avrebbero dovuto essere la prima tranche dei versamenti previsti nel controverso “memorandum d’intesa”,

un accordo che comprende aiuti per centinaia di milioni di euro per la Tunisia in cambio di azioni più decise da parte del governo tunisino per bloccare le partenze nel nel Mediterraneo centrale.

Da settimane però sull’applicazione di questo memorandum vanno avanti polemiche piuttosto dure da parte del governo autoritario tunisino, che tra le altre cose si lamenta del fatto che alcuni fondi previsti dalla Commissione siano stati in realtà riconvertiti da fondi precedenti.

Nell’ambito del memorandum, la Commissione Europea aveva annunciato a settembre il trasferimento di 127 milioni di euro verso la Tunisia: di questi, però, 60 milioni appartenevano a un vecchio fondo di aiuti per l’epidemia da coronavirus approvato nel 2021, che erano stati stanziati ma mai versati alla Tunisia. Alla notizia che i primi fondi versati erano in realtà la riconversione di vecchie promesse, il presidente Saied ha reagito in maniera piuttosto rabbiosa, definendo l’offerta «derisoria» e insufficiente. «La Tunisia, che accetta la cooperazione, non accetta niente che assomigli all’elemosina o a favori speciali, perché il nostro paese e il nostro popolo non vogliono la pietà e non la accettano quando è espressa senza rispetto», aveva detto, rifiutando i fondi.

Non è chiaro a cosa sia dovuta l’irritazione di Saied, che potrebbe fare parte di una strategia per ottenere ancora più soldi: oppure per modificare alcuni termini del memorandum concordati durante le trattative.

Nelle scorse settimane il memorandum è stato intensamente criticato all’interno dell’Unione Europea, per via delle violenze in corso da tempo nel paese, sia da parte della popolazione locale che delle autorità, nei confronti dei migranti subsahariani che transitano nel paese nella speranza di partire via mare verso l’Europa (e soprattutto verso l’Italia). Da mesi il presidente Saied – che negli ultimi tre anni ha dato una svolta autoritaria al governo del paese – sta usando i migranti come capro espiatorio per spiegare la pessima situazione economica e sociale in cui si trova la Tunisia.

Numerosi funzionari e leader europei nelle ultime settimane avevano criticato piuttosto duramente il presidente autoritario tunisino, dicendo che i fondi che arrivavano dall’Unione non erano un «assegno in bianco».

Nonostante le polemiche e le critiche, la Commissione era tuttavia andata avanti, e il 3 ottobre aveva trasferito i 60 milioni alla Tunisia, sostenendo peraltro che il governo tunisino ne avesse fatto richiesta il 31 agosto. Peraltro il commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di vicinato, Olivér Várhelyi, il 5 ottobre aveva scritto su X (Twitter) che il governo tunisino era libero di restituire i fondi europei, qualora lo desiderasse, con un tono insolitamente aggressivo per gli standard della comunicazione diplomatica. Insomma, la Commissione Europea accusa la Tunisia di non essere particolarmente collaborativa, e la Tunisia a sua volta risponde dicendo che l’approccio dell’Unione non sarebbe basato sul rispetto e l’uguaglianza fra i due partner.

Non è del tutto chiaro cosa succederà adesso che la Tunisia ha davvero restituito i 60 milioni alla Commissione Europea. Alcuni funzionari europei hanno detto che il memorandum è ancora valido, ma non è chiaro come sarà implementato.

In base al memorandum l’Unione Europea dovrebbe versare, oltre a un prestito di 900 milioni di euro, 150 milioni di euro a fondo perduto come contributo al bilancio nazionale tunisino, e altri 105 milioni per fermare con la forza le partenze dei migranti. In cambio la Tunisia si impegnerebbe ad applicare alcune riforme economiche e a collaborare maggiormente nel bloccare le partenze di migranti e richiedenti asilo che cercano di raggiungere l’Italia via mare. Mentre il prestito da 900 milioni di euro sarà erogato nell’arco di vari anni una volta che la Tunisia raggiungerà un accordo con il Fondo monetario internazionale per ottenere un altro prestito da questa istituzione, gli altri 255 milioni a fondo perduto avrebbero dovuto essere versati in tempi abbastanza brevi”.

Quei sorrisi cancellati

Ne dà conto, per Fanpage.it, Tommaso Colizzi: “La foto di rito, i sorrisi, il ritorno a casa in pompa magna. “Il team Europa è tornato”, twittava Ursula Von der Leyen. “Abbiamo raggiunto un obiettivo importante”, festeggiava Giorgia Meloni. Il memorandum firmato in Tunisia risale allo scorso 16 luglio. In meno di tre mesi la cooperazione con il Paese nordafricano si è sostanzialmente polverizzata, anzi. Paradossalmente i rapporti si sono incrinati. Dopo averlo annunciato all’inizio di ottobre, il presidente Saied è passato ai fatti, rispedendo al mittente il versamento da 60 milioni di euro arrivato nelle casse di Tunisi.

L’estate appena trascorsa, caratterizzata dall’arrivo record di migranti in Italia, aveva spinto l’Ue ad accelerare il piano di cooperazione con la Tunisia, ma le modalità hanno fatto infuriare Saied. Non è chiaro se quella del presidente tunisino sia una strategia per ottenere più soldi o un reale ripensamento rispetto agli accordi stretti. In ogni caso, è una pessima notizia per l’Unione europea e per l’Italia, che ha investito moltissimo in termini di politica estera in Nordafrica negli ultimi mesi. Insomma, altro che “intesa modello”, come diceva in estate Meloni. Se questo è l’inizio del Piano Mattei per l’Africa, la strada sembra molto in salita.

“Questo metodo viola la nostra dignità e ci mette di fronte ad un fatto compiuto sul quale non siamo stati nemmeno consultati – ha commentato Saied – il popolo tunisino rifiuta i favori previsti a qualsiasi titolo e accetta di trattare solo nello spirito di partenariato strategico basato sull’uguaglianza e sul rispetto”. Evidentemente è passato il messaggio “vi paghiamo per tenere i migranti bloccati” – che poi non è molto lontano dalla realtà dei fatti – e non è piaciuto granché”.

“La Tunisia non è alla mercé di nessuno”.

Ad affermarlo è il ministro degli Esteri tunisino, Nabil Ammar, in un’intervista pubblicata sul quotidiano “Al Chorouk”. Ammar ha dichiarato che il denaro versato alla Banca centrale dall’Unione europea il 3 ottobre è stato restituito lunedì 9 ottobre. Il ministro ha inoltre messo in guardia l’Unione europea dal divulgare sui social network documenti sensibili e coperti da segreto relativi all’assegnazione dei fondi pubblicati. Il riferimento è ai documenti relativi al partenariato tra la Tunisia e l’Ue recentemente pubblicati dal commissario europeo per il Vicinato e l’allargamento, Oliver Varhelyi, su X (ex Twitter). Ammar ha aggiunto: “Se questo accadrà di nuovo, riveleremo altre realtà che non sono nel loro interesse (…). La Tunisia non supplica nessuno e che il mondo non si limita a questo o quel partner”, ha commentato Ammar. In precedenza, il ministero degli Esteri nordafricano aveva riferito che l’Unione europea avrebbe stanziato 60 milioni di euro per sostenere il bilancio della Tunisia “senza alcun consenso” da parte tunisina. “Il ministero desidera ricordare al riguardo il contenuto del comunicato stampa della presidenza della Repubblica del 2 ottobre 2023”, prosegue la nota. Secondo il comunicato, Saied, durante un incontro con il ministro degli Esteri, Nabil Ammar, aveva affermato che “la Tunisia rifiuta quanto annunciato nei giorni scorsi dall’Unione Europea, non per l’importo insignificante – per il nostro popolo, i tesori di tutto il mondo non valgono un solo iota della nostra sovranità – ma perché questa proposta contraddice il memorandum d’intesa che è stato firmato, e lo spirito che ha prevalso, alla Conferenza di Roma del luglio scorso, che è stata un’iniziativa tunisino-italiana”. Tuttavia, i 60 milioni di euro in questione fanno parte del programma di sostegno al bilancio deciso nel 2021, che mira a sostenere in particolare la ripresa economica post Covid, e non dei 150 milioni di sostegno al bilancio previsti dal memorandum d’intesa firmato in estate.

In un post su X dai toni polemici del 5 ottobre, due giorni dopo l’erogazione degli aiuti, Varhelyi aveva scritto che “il 31 agosto la Tunisia ha formalmente richiesto il pagamento di 60 milioni di euro di sostegno al bilancio da dell’Ue”, pubblicando a corredo una missiva indirizzata all’ambasciatore dell’Ue a Tunisi, Marcus Cornaro, dal ministro dell’Economia e della pianificazione tunisino, Samir Saied, in cui viene fornito il numero di conto corrente (oscurato nel testo pubblicato online) della Banca centrale tunisina dove versare l’importo. “La Tunisia è libera di annullare la sua richiesta formale di esborso e di effettuare un bonifico e ridare i soldi al bilancio dell’Ue”, aveva aggiunto il commissario. Quest’ultimo ha sottolineato come questo specifico sostegno al bilancio tunisino non fosse “legato al memorandum d’intesa Ue-Tunisia”, la cui attuazione potrà continuare “quando la Tunisia ritornerà allo spirito della nostra partnership strategica e globale basata sul rispetto reciproco”.

Espulsioni forzate.

 La Guardia nazionale tunisina ha espulso oltre 100 migranti provenienti da diversi paesi africani verso il confine con l’Algeria tra il 18 e 20 settembre 2023, scrive Human Rights Watch. Le persone cacciate via, tra le quali c’erano anche dei bambini, erano state intercettate in mare e riportate in Tunisia dalla Guardia Costiera. Il 16 luglio l’Unione Europea ha firmato con Tunisi un memorandum d’intesa per aumentare i finanziamenti alle forze di sicurezza locali, compresa la Guardia Costiera, per arginare la migrazione irregolare via mare verso l’Europa. “L’Unione Africana e i governi locali dovrebbero condannare gli abusi da parte della Tunisia nei confronti dei connazionali e l’Unione Europea dovrebbe fermare tutti i finanziamenti alle autorità responsabili degli abusi”, dice Salsabil Chellali, direttore di Hrw in Tunisia.

Il futuro del memorandum. Il 22 settembre la Commissione europea ha annunciato che avrebbe Le espulsioni. Tra il 20 settembre e il 3 ottobre, Human Rights Watch ha intervistato un gruppo di cinque persone che soggiornavano irregolarmente in Tunisia. I cinque hanno raccontato di essere stati cacciati dal Paese e abbandonati, senza acqua né cibo, al confine con l’Algeria. Questi ultimi allontanamenti di migranti verso remote regioni di confine ricordano quelli effettuati a luglio verso i confini libici e algerini, quando le autorità tunisine cacciarono oltre 1.300 migranti e richiedenti asilo, compresi bambini. In quella circostanza morirono almeno 27 persone alla frontiera, secondo le autorità libiche.

Presidente del Consiglio Meloni, faccia il piacere: dopo questa ennesima figuraccia, lasci perdere i “Piani Mattei”.

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