Perché l'anima russa è viva ed è con Alexei Navalny
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Perché l'anima russa è viva ed è con Alexei Navalny

L'inattesa partecipazione popolare ai funerali a Mosca di Alexei Navalny è stata una sorpesa

Folla ai funerali di Navalny
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

1 Marzo 2024 - 15.19


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“Ho vissuto una vita piena, ho fatto quello che dovevo fare e l’ho portato a termine… Ho fatto a modo mio…non sono stato uno che si inginocchia…Si, era la mia strada”.

“My Way”, nelle note tristi di una tromba, hanno accompagnato Alexei Navalny nell’ultimo passo della sua vita. Per lui, la terra per riposare, la neve a fargli da cornice. Sullo sfondo i grigi palazzoni sovietici del quartiere dove Alexei aveva vissuto, prima dell’esilio, prima degli avvelenamenti, prima del ritorno e del carcere dove sarebbe morto.

Quante madri, quante sorelle, quanti fratelli in questo mezzogiorno di Mosca, una Mosca che agli uomini in armi pronti a reprimere ha saputo opporre il volto più bello di un’anima russa che resiste, con decisione e compostamente. Mosca piange Alexei, fa sentire in alto, in cielo, il suo nome, ma urla slogan che si fanno strada nel cielo grigio per fare irruzione oltre le mura spesse del Cremlino: “Non perdoneremo!”, “Russia senza Putin”, “La Russia sarà libera!”, “No alla guerra!”. “L’amore è più forte della paura”.

Ecco, la paura. Quella vista oggi non era certo sul volto degli uomini, delle donne, dei giovani che hanno sfidato freddo, pioggia e intimidazioni, oggi l’unica paura che si è vista al contrastato funerale di Alexei Nacvalny era quella di Putin. Ha fatto di tutto per rendere difficile l’ultimo passo di Navalny, ha imposto che la funzione Nella Chiesa dell’Icona della Madre di Dio “Lenisci i miei dolori” fosse la più breve possibile. Sotterrare Alexei prima possibile perché sparisca, come se la morte di Navalny possa cancellare l’inarrestabile. Lo zar ci ha provato con quella dose di stupidità che sempre accompagna i tiranni: ha blindato tutto, ha sbarrato la strada a chi avrebbe voluto entrare al cimitero. E gli uomini scuri in divisa apparivano spettrali e ridicoli insieme. Dominavano le sciarpe colorate dei giovani, le rose e i garofani, dominavano i cuoricini che sul canale Youtube davano la diretta di questo primo di marzo del 2024 a Mosca che, in un modo o nell’altro, è destinato a passare alla storia di questo Paese.

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