Dietro l’annuncio di un accordo per la ricostruzione, si nasconde una strategia brutale: Donald Trump lega il sostegno degli Stati Uniti alla guerra e alla ricostruzione dell’Ucraina alla concessione, in compartecipazione, dei profitti sui minerali e le terre rare del Paese. Una forma di pressione economica che, di fatto, subordina la sovranità ucraina agli interessi strategici e industriali americani, anteponendo il guadagno statunitense al diritto internazionale.
Stati Uniti e Ucraina hanno firmato un accordo per la condivisione di profitti e royalties derivanti dalla futura estrazione e vendita di minerali e terre rare in territorio ucraino. L’intesa, fortemente voluta da Donald Trump, viene presentata come incentivo economico per mantenere l’impegno statunitense nella difesa dell’Ucraina e nella sua ricostruzione, nel quadro di una futura pace con la Russia.
L’accordo — nato dopo mesi di negoziati tesi, con minacce americane di ritirare gli aiuti — istituisce un Fondo di Investimento per la Ricostruzione USA-Ucraina, che secondo l’amministrazione Trump servirà a cominciare il rimborso dei circa 175 miliardi di dollari in aiuti concessi a Kyiv dall’inizio del conflitto.
Il segretario al Tesoro USA, Scott Bessent, ha commentato: “Questo accordo manda un segnale forte alla Russia: siamo impegnati in un processo di pace basato su un’Ucraina libera e prospera”. Ma ha anche chiarito che nessuno coinvolto con la macchina da guerra russa potrà trarre vantaggio dalla ricostruzione.
La vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko ha annunciato la firma via social, definendo il fondo come strumento per attrarre investimenti globali. Tuttavia, l’accordo deve ancora passare dal Parlamento ucraino.
Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha spiegato che il fondo sarà diviso in parti uguali tra Stati Uniti e Ucraina, con pari diritti di voto. Ha specificato che Kyiv manterrà il controllo completo sulle proprie risorse e infrastrutture, e che l’intesa riguarda solo nuovi investimenti, senza generare debiti per il Paese. Le condizioni “take-or-pay” garantiranno entrate minime anche in caso di inattività.
Secondo Shmyhal, si tratta di un “accordo giusto, equo e vantaggioso” per la ricostruzione e lo sviluppo.
Ma le polemiche non mancano. Diversi osservatori denunciano il tentativo degli Stati Uniti di vincolare ulteriori aiuti a concessioni economiche, in una logica da creditore che detta le condizioni al debitore in difficoltà. La versione finale, meno onerosa di quella proposta inizialmente da Bessent (che prevedeva il 100% dei ricavi alla parte americana), è il frutto di una lunga trattativa segnata da ultimatum e minacce implicite.
Trump ha motivato la presenza americana come garanzia di sicurezza: “La nostra presenza terrà lontani molti soggetti pericolosi”, ha detto. In un town hall con NewsNation, ha dichiarato di aver detto a Zelensky che firmare sarebbe stata “una cosa molto buona, perché la Russia è molto più grande e forte”. Alla domanda se questo accordo scoraggerà Putin, Trump ha risposto: “Potrebbe”.
Anche il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha espresso sostegno all’intesa.
La firma, comunque, è arrivata solo all’ultimo istante. Fonti giornalistiche hanno rivelato che Washington avrebbe intimato a Kyiv di firmare altri due documenti (sulla struttura del fondo e un allegato tecnico), pena il fallimento dell’intera operazione. Secondo il Financial Times, Bessent avrebbe detto a Svyrydenko di “firmare tutto o tornare a casa”. Alla fine gli Stati Uniti hanno accettato le modifiche di Kyiv.
L’iniziativa era stata proposta inizialmente da Kyiv per coinvolgere economicamente Trump. Ma a gennaio, l’ex presidente ha fatto arrivare una bozza che prevedeva la cessione quasi totale delle risorse ucraine senza ritorni garantiti. Le trattative sono proseguite a fatica, tra pressioni e interruzioni, fino alla firma finale.
Nel frattempo, il governo ucraino ha assunto lo studio legale Hogan Lovells per ottenere assistenza nella negoziazione, come risulta dai registri FARA degli Stati Uniti.
Svyrydenko ha ribadito su Facebook che l’Ucraina mantiene la piena proprietà delle risorse e delle aziende pubbliche, inclusi i colossi Ukrnafta ed Energoatom, e che i ricavi proverranno da nuove concessioni, esentasse in entrambi i Paesi, per massimizzare i rendimenti. L’accordo include trasferimento tecnologico e sviluppo congiunto come elementi chiave.
Ha anche suggerito che gli USA potrebbero fornire nuovi sistemi di difesa aerea come parte del contributo al fondo, ma Washington non ha confermato.
L’Ucraina possiede circa il 5% delle risorse minerarie e terre rare globali, molte delle quali però si trovano in territori attualmente sotto controllo russo.
L’organizzazione Razom for Ukraine ha accolto positivamente l’accordo, ma ha esortato Trump a intensificare la pressione su Putin con sanzioni e confische di beni statali russi. “Diamo a Kyiv gli strumenti per difendersi”, ha detto il direttore delle politiche Mykola Murskyj.