L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha descritto la situazione umanitaria a Gaza come una crisi “oltre ogni immaginazione”.
“Raid aerei, blocchi e fame continuano, con decine di migliaia di morti e feriti”, ha dichiarato l’agenzia in un post su X.
“Le famiglie sfollate devono affrontare il crollo delle infrastrutture, lo straripamento delle fogne e mercati completamente vuoti. L’assedio deve essere revocato per permettere l’arrivo a Gaza di forniture umanitarie e commerciali vitali”, ha aggiunto.
Secondo quanto riportato da Al Jazeera, la crisi si è ulteriormente aggravata a partire dal blocco quasi totale degli aiuti imposto da Israele nel marzo 2025. Da allora, l’ingresso a Gaza di cibo, carburante e forniture mediche è stato fortemente limitato, mettendo in ginocchio una popolazione di circa 2,3 milioni di persone, già provata da mesi di guerra. Le agenzie umanitarie, tra cui il Programma Alimentare Mondiale (WFP), hanno denunciato che la fame è ormai diffusa in tutta la Striscia, con la quasi totalità dei residenti dipendenti dagli aiuti internazionali per sopravvivere. Il rischio di carestia è concreto, e in alcune aree del nord è già una realtà.
La distruzione delle infrastrutture essenziali ha aggravato la crisi. Oltre mezzo milione di persone sono rimaste senza accesso all’acqua potabile dopo che l’unico impianto di desalinizzazione funzionante è stato spento a causa dell’interruzione dell’energia elettrica. Anche i sistemi fognari sono al collasso: l’accumulo di acque reflue nelle strade ha causato un’impennata di malattie infettive, soprattutto tra i bambini.
Durante una visita al valico di Rafah, il Segretario generale dell’ONU António Guterres ha definito la situazione “un oltraggio morale”, chiedendo con urgenza un cessate il fuoco e l’accesso umanitario immediato e senza condizioni. Guterres ha sottolineato che “il cibo c’è, le medicine ci sono, l’acqua c’è… ma sono bloccati qui”, a causa delle restrizioni israeliane all’ingresso nella Striscia.
Anche diversi governi europei, tra cui Francia, Germania e Regno Unito, hanno espresso forte preoccupazione per il blocco, affermando che l’ostacolo deliberato al flusso di aiuti umanitari potrebbe configurarsi come una violazione del diritto internazionale. Nonostante gli appelli della comunità internazionale, l’accesso a Gaza rimane gravemente compromesso, mentre i civili continuano a pagare il prezzo più alto di un conflitto che pare non avere fine.