Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha tenuto una riunione ad alto livello nella Situation Room della Casa Bianca lunedì pomeriggio per discutere le opzioni militari in risposta al conflitto in corso tra Israele e Iran. Secondo fonti dell’amministrazione, tra le ipotesi sul tavolo vi sarebbe anche un attacco diretto contro le installazioni nucleari iraniane.
In una serie di dichiarazioni pubblicate su Truth Social, Trump ha affermato che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno ottenuto il “controllo completo e totale dei cieli sopra l’Iran”, aggiungendo che l’Iran “aveva buone apparecchiature difensive, ma nulla che possa competere con la tecnologia americana”.
Il presidente ha anche sostenuto di sapere “esattamente” dove si trovi la guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, definendolo un “facile bersaglio” — pur aggiungendo che al momento non è prevista un’azione diretta nei suoi confronti.
Il tono dei messaggi pubblici lascia intendere un’escalation della retorica militare. Trump ha invocato una “resa incondizionata” da parte dell’Iran e ha parlato della necessità di una “vera fine” del programma nucleare iraniano. Il vicepresidente JD Vance ha rincarato la dose affermando che l’Iran ha arricchito uranio “ben oltre i livelli consentiti per scopi civili”, e ha lasciato intendere che ulteriori azioni potrebbero essere imminenti.
Rafforzamento militare in corso
Nel frattempo, fonti del Pentagono hanno confermato lo spostamento del gruppo d’attacco della portaerei USS Nimitz e di altre unità navali verso il Golfo Persico. L’operazione mira a rafforzare la presenza militare statunitense nella regione in caso di un’ulteriore deterioramento della situazione.
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il comando centrale statunitense ha anche intensificato le attività di sorveglianza elettronica e valutato piani per un’eventuale operazione contro l’impianto nucleare di Fordow, situato a sud di Teheran e scavato nella montagna.
Vittime e risposta internazionale
Il conflitto, iniziato con attacchi israeliani su installazioni iraniane lo scorso venerdì, ha già causato centinaia di vittime. Secondo dati raccolti dal Guardian e confermati da organizzazioni umanitarie, i raid aerei avrebbero provocato almeno 224 morti e oltre 1.400 feriti in Iran. Diverse infrastrutture civili e impianti energetici sono stati colpiti.
Le Nazioni Unite hanno chiesto moderazione da entrambe le parti, ma non è stato ancora convocato un Consiglio di Sicurezza d’urgenza. Paesi come la Cina e la Russia hanno criticato le azioni occidentali, mentre l’Unione Europea appare divisa tra richieste di contenimento e pressioni per un maggiore supporto a Israele.
Nessuna dichiarazione di guerra, per ora
Nonostante il linguaggio bellico, l’amministrazione statunitense non ha ancora dichiarato formalmente guerra all’Iran. Alcuni parlamentari del Congresso hanno già espresso preoccupazione per l’assenza di un dibattito pubblico e per la possibilità che vengano avviate operazioni militari senza un’autorizzazione esplicita del potere legislativo.
Come ha dichiarato un membro democratico del Senato sotto anonimato: “Non possiamo entrare in un altro conflitto in Medio Oriente per impulso. Le conseguenze sarebbero gravissime”.
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