La recente proposta di trasferire i palestinesi sfollati da Gaza nel Sud Sudan, come ipotizzato in alcuni ambienti, solleva gravi preoccupazioni etiche, legali e umanitarie. Tale idea, che implicherebbe un viaggio di sola andata per una popolazione già devastata da conflitti e privazioni, è inaccettabile. I palestinesi di Gaza sono nativi della loro terra, e il loro diritto a rimanere è sancito dal diritto internazionale. Spostarli altrove, in un contesto estraneo e lontano, non può essere considerato una soluzione, ma piuttosto un atto di ulteriore dislocazione e sofferenza.
Se il governo israeliano, guidato dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, cerca davvero una via per ridurre le tensioni e promuovere una convivenza pacifica, dovrebbe rivolgere la propria attenzione altrove: ai coloni israeliani che occupano illegalmente i territori della Cisgiordania. Secondo il diritto internazionale, inclusa la Quarta Convenzione di Ginevra, gli insediamenti nei territori occupati sono illegali. Questi insediamenti, in continua espansione, rappresentano una delle principali fonti di attrito e instabilità nella regione, alimentando conflitti e rendendo sempre più difficile una soluzione a due stati.
Invece di proporre l’esilio di un popolo dalla propria terra, Netanyahu potrebbe dimostrare leadership e coraggio politico elaborando un piano per il trasferimento volontario dei coloni dalla Cisgiordania verso territori all’interno dei confini riconosciuti di Israele, o, se proprio si vuole guardare a opzioni internazionali, verso destinazioni come il Sud Sudan, come vuole fare con i palestinesi. Ma c’è una differenza: i palestinesi non sono illegali nella loro terra, i coloni sono illegali.
Ha il coraggio Netanyahu di rispettare il diritto internazionale?
Spostare i palestinesi da Gaza, che già vivono in condizioni di estrema precarietà, è una proposta cinica e barbara che ignora la loro dignità e i loro diritti inalienabili. Al contrario, affrontare la questione degli insediamenti illegali in Cisgiordania potrebbe aprire la strada a una soluzione equa e duratura. La pace non si costruisce con l’esilio forzato, ma con il rispetto reciproco e la fine delle violazioni del diritto internazionale. È tempo che il governo israeliano scelga questa strada, dimostrando al mondo che la giustizia e la coesistenza sono priorità reali. Gaza e Cisgiordania (con Gerusalemme est) sono le terre dello stato di Palestina.