Dalla guerra in Ucraina al genocidio a Gaza: Netanyahu e Putin minacce gemelle per le democrazie occidentali

La cancrena interna delle cosiddette società democratiche è, in gran parte, legata alla questione palestinese. 

Dalla guerra in Ucraina al genocidio a Gaza: Netanyahu e Putin minacce gemelle per le democrazie occidentali
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Beatrice Sarzi Amade Modifica articolo

21 Agosto 2025 - 21.50


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La cancrena interna delle cosiddette società democratiche è, in gran parte, legata alla questione palestinese. 

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Queste sono le qualifiche usate dal nostro presidente per rispondere alle accuse di Netanyahu di diffondere l’antisemitismo in Francia, perché la Francia si prepara a riconoscere uno stato palestinese. 

Generalmente, le qualifiche impiegate tra i capi di stato sono più moderate, ci si fermerebbe al “sbagliato”. 

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Ora, questo è inaudito. E, pur rimpiangendo che Macron non abbia mai usato la parola “oggetto” nei confronti di Putin, sono completamente d’accordo con lui.

Stiamo assistendo a un aumento dell’antisemitismo nel mondo e in Francia.

Senza ombra di dubbio, e ci arrivano da ogni parte foto di ebrei assaliti perché indossano una stella di David.

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Il puro o l’eletto del nazionalismo, è identificarsi con la nazione, e proteggersi accusando di razzismo chiunque non sia d’accordo con le sue idee o azioni. Sono, per i nazionalisti bretoni, una “brittofoba”, Britanniquephob, perché sostengo Françoise Morvan che ha rottamato la fabbrica di identità in Bretagna. 

Sono “russofobica” per i sostenitori di Putin, quando scrivo quello che scrivo sulla Russia. 

E ogni disaccordo con la politica di Israele è caratterizzato da essere antisemita. È esattamente uguale, la retorica è sempre la stessa, la differenza sta solo nel potere del fastidio.

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Ci sono antisemiti tra i nemici, anche nemici di Israele, non ne dubito un secondo. Ma io, ad esempio, protesto contro la politica di Israele da molto tempo, e scrivo qui quello che credo sia giusto condannare senza sentirmi minimamente in colpa, le colpe le conservano altri oggi, ma forse anche ieri, e la domanda non è che io sia o non sia ebrea (si può essere un ebreo antisemita, si è visto, purtroppo, molto spesso), la domanda è che, per quanto riguarda Israele, non mi interessa ebreo o no.

Non è una questione religiosa. Non è un genocidio religioso. 

Questa è prima di tutto la politica di un governo di estrema destra israeliano, ed è una domanda molto semplice che ho già posto: 

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cosa sta succedendo oggi a Gaza e in Cisgiordania? (volutamente non separo le due cose)  Il movimento di due milioni di persone o i movimenti, la politica della fame, da un lato, e i bombardamenti dei civili, i pogrom e la spoliazione dell’altro, è giusto? 

È giusto, è semplicemente, umano, considerare che una strada “sterida” è una strada in cui non è permesso camminare ad altri esseri umani? 

Sto dicendo, e grazie a Dio non sono l’unica, che non è giusto. 

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Che gli umani che parlano di “strade sterili” siano ebrei o patagoniani, è lo stesso. 

È tutta questione di umanità.

Gli antisemiti vedono gli ebrei come esseri separati. 

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Attenzione, questo è esattamente quello che pensano i membri dell’attuale governo israeliano: Smotrich, ho ricordato recentemente quando ha detto che le leggi internazionali non si applicano a Israele, poiché gli ebrei sono il popolo prescelto. 

Netanyahu e i suoi compari sono proprio loro gli antisemiti.

Ma ancora di più:  sono felici che l’antisemitismo prosperi nel mondo,  perché l’odio indebolisce tutte le società democratiche,  e che la loro vera lotta, al di là della costruzione del “Grande Israele”, la cui “Gaza Beach” è in definitiva un solo episodio: 

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prima, cercano di provocare un esodo dell’occidente di Ebrei in Israele, 

giocano sulla paura, anche se, per ora, il risultato è piuttosto il contrario. 

Poi, e soprattutto, ciò che cercano è l’indebolimento dell’idea stessa di democrazia, e la costituzione, ove possibile, di governi autoritari o populisti. Perché possono prosperare solo in società malate di guerra, sia civili o esterne. 

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Hanno bisogno della guerra per esistere, e sì, e ce l’hanno: quello che vediamo oggi della società israeliana che sostiene massicciamente la politica genocida è qualcosa di ancora più spaventoso, perché sì, fa tornare alla mente ricordi. 

Ricordi sempre presenti. 

Ricordi oggettivi.

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E quindi chiedo a chi mi legge, come ci si può vantare di essere di destra, o ancor peggio avere l’idea di un nuovo fascismo e sostenerlo anche e votarlo!?

Per Putin come per Netanyahu, di nuovo qui, la retorica è la stessa, e, sì, è “oggetto” quando, per giustificare l’ingiustificabile, 

la distruzione dell’Ucraina, l’eliminazione finale dell’intera popolazione palestinese,  gli assassini sventolano la memoria della seconda guerra mondiale, ricordi di cui puzzano le loro azioni, anche quando li esaltano nella parola.

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Sì, viviamo in tempi di rifiuto o forse di estrema ignoranza, o ancor peggio convinti che questo di fondo sia giusto, e chiedo di nuovo: cosa c’è di giusto!?

Ma le parole non bastano. 

E il riconoscimento di uno stato palestinese, non basta nemmeno. 

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Il regime abietto di Netanyahu, è quello di imporgli sanzioni, sul modello di quelle imposte contro Putin. 

Perché quello che sta accadendo in Medio Oriente è importante per il mondo occidentale quanto quello che sta accadendo in Ucraina:  la cancrena interna delle cosiddette società democratiche è, in gran parte, legata alla questione palestinese. 

Le parole devono essere prese ai fatti e siamo lontani da lì

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