Donald Trump ha aperto alla possibilità di cambiare il nome del Dipartimento della Difesa in “Dipartimento della Guerra”. Parlando nello Studio Ovale, il presidente americano ha dichiarato: “Perché Difesa? Un tempo si chiamava Dipartimento della Guerra, e se voleste organizzare un voto per cambiare il nome per me andrebbe bene”.
Un’affermazione che mostra con chiarezza l’essenza del personaggio. Trump non sogna il Nobel per la pace: lo pretende, da essere schifoso che si nutre di prepotenza e che ha fatto della violenza verbale e politica la sua cifra quotidiana. Si proclama uomo di pace mentre esalta la guerra, si autoincensa come leader globale mentre semina caos ovunque.
Da quando è entrato in scena, le crisi internazionali non sono diminuite, ma peggiorate. Ha protetto e favorito solo due leader che incarnano la sua stessa logica autoritaria: Vladimir Putin, che ha goduto di una Casa Bianca accondiscendente, e Benjamin Netanyahu, rafforzato da un sostegno cieco e incondizionato nelle politiche più dure contro i palestinesi.
La sua presidenza ha significato più conflitti, più odio, più fame. Trump è stato un affamatore di popoli e un razzista che ha alimentato le divisioni sociali e culturali, trasformando la politica estera americana in un terreno di scontro permanente.
L’idea di ribattezzare il Pentagono come “Dipartimento della Guerra” non è un lapsus né una provocazione isolata: è il simbolo fedele di un leader che ama la forza, disprezza la pace e incarna, giorno dopo giorno, un estremismo di destra liberticida.