Nell’infermo mediorientale le notizie scorrono come gocce nel mare, difficile anche prenderne nota, soprattutto se riguardano non i fatti di oggi, ma scoperte su cosa accadde ieri. Con il disastro mediorientale va così. Ma non si possono lasciar passare le novità sugli oltre 100mila siriani spariti da anni, inghiottiti da un decennio in poi nelle segrete di Assad.
Le ultime indagini di New York Times, BBC e importanti giornali arabi hanno svelato che tra loro ci sono almeno 3700 bambini rubati in Siria ai tempi del regime degli Assad. Il numero è stato fissato dal Syrian Network for Human Rights, ma i timori che il totale possa essere maggiore è legittimo. Si parla di una decisione raccomandata dai servizi di intelligence e messa in atto dal ministero degli affari sociali in concorso con il governatorato della regione rurale di Damasco. Decine di note inviate dai servizi segreti al riguardo sono state visionate. Non si può escludere per alcuni bambini che siano stati uccisi, di certo gli è toccato l’arruolamento forzato nella prima linea assadiana, uno scandalo come quello del cambio della loro identità. Emergono qua e là prove che una volta catturati a molti bambini si cambiava il nome ed altre dati anagrafici in modo che nessuno potesse più sapere di dove fossero, di chi fossero figli, in alcuni casi venivano dati in adozione a famiglia “fedeli” al regime. Il nuovo governo ha istituito una commissione d’inchiesta, arrestato e interrogato ex ministri e così identificato 314 bambini, tutti figli di ex prigionieri. Al momento dell’arresto però molti di loro erano così piccoli da non ricordare più le loro origini.
La grande deportazione di milioni di persone, il confinamento di altri milioni di siriani in campi profughi ai confini del deserto, richiedeva la ripopolazione di una Siria “lealista”? O bisognava togliere un futuro agli insorti?
Al centro dell’inchiesta si trovano diversi orfanotrofi e in particolare l’ONG austriaca SOS Children Villages International, che lavora in 127 Paesi e che ha già ammesso che tra il 2013 e il 2018 avrebbe ricevuto 139 bambini, di cui più di cento li ha restituiti al regime senza più sapere nulla di loro. Secondo la loro versione però, siccome i servizi dell’intelligence siriana non fornivano mai documentazione non è possibile stabilire in quanti casi l’identità dei bambini fosse stata modificata. Non è la prima volta che questa ONG si trova coinvolta in casi del genere: accadde anche in Salvador negli anni Ottanta, quando centinaia di bambini di ribelli furono sequestrati. SOS nega un coinvolgimento consapevole.
Ma non ci sono di mezzo solo i loro orfanotrofi: i documenti che man mano emergono attestano il ruolo di diverse “associazioni benefiche”, come Lahan al Hayat, e qui emerge un fatto con testimonianze: ad alcuni di questi bambini veniva cambiata l’identità per poterli arruolare nell’esercito ai sensi della legge vigente che proibisce di arruolare figli di genitori ignoti. Intanto però si entra nelle conseguenze del furto di bambini siriani e così ora si attesta il dramma di alcuni genitori che non hanno più notizie dei loro bambini da tanti anni e ora osservano centinaia di foto cercando un’immagine che gli ricordi il loro, gli consenta di identificarlo, di sperare di poterlo ritrovare. Ecco il racconto di Lama che identifica una bambina che ricorda la figlia di Rami che avvicinandosi, mentre fruga tra altre fotografie, chiede, “si vede se ha gli occhi verdi?”.
I racconti che si possono leggere sono agghiaccianti: un giornale arabo ha aperto raccontando la storia del padre che persi moglie e tre figli, dopo averli cercati per anni, si risposa e si ricostruisce una famiglia, ma la precedente, di cui non ha mai saputo più alcunché, resta nella sua vita, nei suoi giorni, nei suoi incubi, chiedendosi “per quale motivo li hanno fatti sparire, inghiottiti nel buio? Cosa avevano mai fatto di così grave una madre e i suoi tre bambini piccoli?” Tra i raconti che emergono c’è anche l’incontro tra un bambino rapito e “affidato” ad una delle cosiddette “associazioni benefiche per l’infanzia” dalla first lady di allora, Asma Assad. Lei va in visita a questo supposto “orfanotrofio” e un bambino le dice “dov’è la mia famiglia?” Lei risponde: “dov’è la tua famiglia”. Poi lui fu preso, portato via di peso.
La storia dei bambini rapiti dalle milizie del regime ricorda i tempi della giunta militare argentina, la giunta Videla, quella dei desaparecidos. E’ stato un tema mondiale quello dei desaparecidos, come quello dei bambini cercati e scomparsi, ai quali è stato dato un nuovo nome e affidati a famiglie “lealiste”. Bisognava sradicare il comunismo e questo si faceva togliendo alle madri ritenute di sinistra i loro bambini, e affidandole a famiglie che avrebbero garantito loro un’educazione anticomunista, nella visione del regime “religiosa”. E’ difficile non vedere che lo stesso sarebbe accaduto in Siria: bambini sottratti ai loro genitori, alle loro madri e trasformati, estratti dalla loro comunità “nemica” per il regime e affidati a famiglie che assicuravano fedeltà.
Sappiamo anche dello scandalo mondiale dei bambini rubati da Putin in Ucraina e che gli è costato l’incriminazione da parte della Corte Internazionale di Giustizia. Assad è suo ospite, in esilio a Damasco.