La notte di Gaza è squarciata dal fuoco e dal fragore delle esplosioni. Aerei da guerra, artiglieria e droni israeliani hanno in queste ore la città, in particolare la zona nord-occidentale, dove i media locali parlano di 37 attacchi in appena venti minuti. Le immagini e i video diffusi sui social raccontano un inferno: il cielo dell’enclave è illuminato di arancione, le detonazioni si susseguono senza tregua, il panico dilaga.
Dalle strade si leva una fuga disperata, famiglie intere che cercano scampo con i pochi beni che riescono a portare con sé. La città si svuota mentre il rumore assordante dei bombardamenti arriva fino al centro di Israele, segno della potenza distruttiva messa in campo. Gaza, già stremata da mesi di assedio, vede ripetersi ancora una volta la scena più crudele: civili inermi travolti da una guerra che sembra non avere fine.
In questo scenario drammatico, l’ex presidente americano Donald Trump ha affidato un messaggio al suo social, Truth, chiedendo a Hamas di liberare immediatamente gli ostaggi. Trump ha denunciato come “atrocità” il fatto che i rapiti sarebbero stati spostati in superficie per essere usati come scudi umani, un’accusa che aggiunge un ulteriore elemento di orrore alla vicenda.
Ma oltre le dichiarazioni e le prese di posizione, resta l’immagine crudele della realtà: una popolazione civile stretta in una morsa che unisce paura, distruzione e lutto. Gaza brucia ancora, e il mondo assiste a un dramma che si ripete, con le stesse vittime di sempre: uomini, donne e bambini senza via di scampo.