Barghouti pestato dalle guardie carcerarie israeliane: la famiglia teme per la vita del leader palestinese

Il leader palestinese più popolare, Marwan Barghouti, è stato picchiato fino a perdere conoscenza dalle guardie carcerarie israeliane e la sua famiglia teme per la sua vita. A denunciarlo è stato suo figlio, Arab Barghouti

Barghouti pestato dalle guardie carcerarie israeliane: la famiglia teme per la vita del leader palestinese
Marwan Barghouti
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15 Ottobre 2025 - 22.04


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Il leader palestinese più popolare, Marwan Barghouti, è stato picchiato fino a perdere conoscenza dalle guardie carcerarie israeliane e la sua famiglia teme per la sua vita. A denunciarlo è stato suo figlio, Arab Barghouti, citando le testimonianze di ex detenuti palestinesi rilasciati questa settimana nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco.

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Arab Barghouti ha riferito che il padre, 66 anni, è stato aggredito da otto guardie il 14 settembre, mentre veniva trasferito tra le prigioni di Ganot e Megiddo.

Secondo il racconto del figlio, cinque dei prigionieri palestinesi liberati e deportati in Egitto lunedì dalle autorità israeliane hanno riferito di aver sentito direttamente da Barghouti la descrizione del pestaggio subito al suo arrivo nel carcere di Megiddo.

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“Sappiamo che, durante il trasferimento, si sono fermati e otto agenti del servizio carcerario hanno cominciato a picchiare mio padre in diversi modi: prendendolo a calci, scaraventandolo a terra, colpendolo con pugni, soprattutto alla testa, al petto e alle gambe”, ha raccontato Arab Barghouti, aggiungendo che suo padre ha poi detto ai compagni di cella di essere svenuto a causa dell’aggressione.

“I detenuti rilasciati dicono che quando è arrivato a Megiddo non riusciva quasi a camminare per giorni.”

Arab Barghouti ha precisato che questo sarebbe il quarto pestaggio subito dal padre negli ultimi due anni.
Il leader palestinese è in isolamento dal mese di ottobre 2023, dopo l’attacco di Hamas contro Israele che ha dato inizio alla guerra di Gaza. Barghouti è membro di Fatah, il partito rivale di Hamas.

L’Asra Media Office, che segue i casi dei prigionieri palestinesi, ha riferito che Barghouti “ha perso conoscenza e ha riportato fratture a quattro costole a causa delle percosse”.

L’aggressione sarebbe avvenuta poche settimane dopo una visita in carcere del ministro israeliano per la sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, avvenuta in agosto. Ben Gvir — esponente dell’estrema destra, con precedenti condanne per incitamento al razzismo e sostegno a un’organizzazione terroristica — avrebbe deriso Barghouti durante l’incontro, come mostra un video diffuso all’epoca.

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Sempre secondo Arab Barghouti, Ben Gvir avrebbe mostrato al padre una foto di una sedia elettrica, dicendogli che meritava di essere giustiziato.

In una dichiarazione riportata mercoledì dal quotidiano Maariv, Ben Gvir ha negato le accuse, ma ha aggiunto di essere “orgoglioso che la situazione di [Barghouti] sia cambiata radicalmente durante il mio mandato: il tempo dei giochi e dei campi vacanze è finito”.

“Il terrorista Barghouti sa che oggi i terroristi come lui vengono trattati duramente, perciò inventa fake news per incitare i suoi spregevoli compagni terroristi che lo hanno abbandonato nell’ambito dell’accordo [di cessate il fuoco]”, ha dichiarato Ben Gvir, esprimendo pieno sostegno agli agenti penitenziari, che a suo dire stanno compiendo un “lavoro sacro”.

Marwan Barghouti, che da anni guida i sondaggi come il leader più popolare tra i palestinesi, è in carcere da oltre vent’anni. È stato condannato per aver pianificato attacchi che causarono la morte di cinque civili israeliani e sta scontando cinque ergastoli più 40 anni di reclusione.
Il processo fu giudicato profondamente viziato dall’Unione Interparlamentare internazionale.

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Nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti e entrato in vigore nel fine settimana, 250 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo sono stati rilasciati, la maggior parte deportata in Egitto. Tuttavia, il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu ha bloccato la liberazione di Barghouti, escludendolo dalla lista dei detenuti da scarcerare.

“Mio padre rappresenta la voce della ragione,” ha detto Arab Barghouti. “È il leader palestinese più popolare, ma anche una figura con una visione politica accettata dalla comunità internazionale: quella della soluzione a due Stati.”

“È un sostenitore convinto di questa soluzione da oltre trent’anni. Il fatto che il governo israeliano abbia insistito per non includerlo nell’accordo è una chiara dimostrazione che non cerca un leader palestinese credibile e legittimo, ma preferisce mantenerci divisi.”

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