Trump rilancia i test nucleari dopo 30 anni: una sfida al mondo e alle regole del disarmo

A trent’anni dall’ultimo test atomico, gli Stati Uniti torneranno a sperimentare armi nucleari. L’annuncio è arrivato direttamente da Donald Trump

Trump rilancia i test nucleari dopo 30 anni: una sfida al mondo e alle regole del disarmo
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30 Ottobre 2025 - 13.35


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A trent’anni dall’ultimo test atomico, gli Stati Uniti torneranno a sperimentare armi nucleari. L’annuncio è arrivato direttamente da Donald Trump, che, con la consueta teatralità, ha dichiarato che “è giunto il momento opportuno”. Lo ha detto ai giornalisti sull’Air Force One, di ritorno da Seul, dove aveva incontrato il presidente cinese Xi Jinping.

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Poche ore prima, in un post su Truth Social, l’ex tycoon aveva scritto di aver dato istruzioni al “Dipartimento della Guerra” (non al Pentagono, come da dizione ufficiale) affinché “riprendesse i test su base paritaria”. Nessun dettaglio è stato fornito su luogo, modalità o tempistiche. Ma il messaggio politico è chiaro: riaffermare la supremazia militare statunitense a qualunque costo, anche a rischio di minare decenni di impegni sul controllo degli armamenti.


Il ritorno della logica dell’arsenale

L’annuncio arriva in un momento già segnato da tensioni crescenti con Mosca e Pechino. Trump, pur senza citarli direttamente, ha detto che “la Russia è seconda, la Cina terza, ma li raggiungeremo in cinque anni”. Una frase che suona come un manifesto della nuova corsa agli armamenti.

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Eppure, paradossalmente, lo stesso Trump — che ha appena dichiarato di “meritare il Nobel per la pace” — rilancia la logica della deterrenza militare, investe miliardi in nuove tecnologie belliche e usa il linguaggio della minaccia come leva politica.

Con questa mossa, il presidente rompe di fatto lo spirito del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari del 1996, firmato ma mai ratificato dal Senato americano, riaprendo la porta a una stagione di instabilità strategica che il mondo sperava di essersi lasciato alle spalle.


Un premio alla pace mentre si prepara alla guerra

Trump, che da mesi ripete di “aver fermato tutte le guerre del mondo”, sembra più interessato a riscrivere la propria immagine che a garantire un reale equilibrio internazionale. Mentre si proclama “campione della pace”, il suo governo potenzia i programmi missilistici, minaccia la Corea del Nord e sfida apertamente la Russia e la Cina in un gioco pericoloso che rischia di riaccendere la corsa nucleare.

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In questo scenario, l’idea che il presidente possa “meritare il Nobel per la pace” appare più come una provocazione che come una candidatura credibile. È difficile conciliare la retorica della pace con la decisione di rilanciare i test atomici e il linguaggio carico di disprezzo verso avversari interni ed esterni che ha sempre caratterizzato il suo stile politico.


Il ritorno della paura nucleare

Le organizzazioni internazionali e i movimenti pacifisti hanno espresso forte preoccupazione: la decisione di Washington potrebbe innescare una reazione a catena, spingendo altre potenze — dalla Russia alla Cina, fino alla Corea del Nord — a fare lo stesso. Un passo che rischia di riportare il mondo agli anni più bui della Guerra fredda.

La mancanza di trasparenza sul programma, unita all’aggressività del linguaggio di Trump, segnala non solo un cambio di strategia, ma un ritorno al passato.

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Un passato in cui la forza veniva esibita come strumento politico e la pace era solo una parola utile per i comizi.

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