Il torturatore Almastri arrestato a Tripoli: Giorgia Meloni lo aveva lasciato andare invece di arrestarlo

Almasri è stato arrestato a Tripoli, ponendo fine alla lunga latitanza di uno dei generali più discussi della recente storia libica.

Il torturatore Almastri arrestato a Tripoli: Giorgia Meloni lo aveva lasciato andare invece di arrestarlo
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5 Novembre 2025 - 18.18


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Almasri è stato arrestato a Tripoli, ponendo fine alla lunga latitanza di uno dei generali più discussi della recente storia libica. A dare la notizia è stata l’emittente Lybia24. L’ex responsabile della polizia giudiziaria della capitale è accusato di tortura e omicidio per la morte di un detenuto nel famigerato carcere di Mitiga, struttura nota per le sistematiche violazioni dei diritti umani. L’arresto è avvenuto nell’ambito della nuova collaborazione tra il governo libico e la Corte penale internazionale, un segnale di apertura verso la giustizia internazionale dopo anni di impunità e di zone grigie nella gestione dei crimini di guerra.

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Secondo quanto reso noto dall’Ufficio del procuratore di Tripoli, il fermo di Almasri segue una lunga fase di indagini, interrogatori e raccolta di prove su gravi violazioni dei diritti dei detenuti. Nella struttura di Mitiga, almeno dieci persone sarebbero state sottoposte a torture e trattamenti crudeli o degradanti; una di loro avrebbe perso la vita per le violenze subite. La procura libica aveva chiesto a luglio l’assistenza della Corte penale internazionale per acquisire prove, dopo aver già interrogato il generale in una prima sessione.

Il caso di Almasri si inserisce in un fascicolo più ampio sui crimini contro l’umanità commessi in Libia. La Corte penale internazionale aveva emesso all’inizio dell’anno un mandato di cattura nei confronti dell’ex ufficiale per omicidio, tortura, violenza sessuale e persecuzione, in relazione a fatti avvenuti soprattutto tra il 2015 e il 2018 nel carcere di Mitiga. Con il nuovo provvedimento della procura libica, la vicenda rientra ora nel quadro dell’azione penale nazionale, segno di un lento ma concreto tentativo di riportare la giustizia anche all’interno dei confini libici.

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Ma l’arresto del generale getta un’ombra pesante anche sull’Italia. A sottolinearlo è l’avvocato Angela Bitonti, legale di una donna ivoriana residente da anni nel nostro Paese e vittima delle torture di Almasri. “Sono felice per l’arresto, ma per lo Stato italiano è una figuraccia”, ha dichiarato. “Presenterò una richiesta di risarcimento alla Presidenza del Consiglio e ai ministri coinvolti, perché l’Italia non ha proceduto quando aveva Almasri tra le mani”.

Le parole dell’avvocata Bitonti aprono una questione che va oltre il singolo caso: il silenzio e le omissioni dell’Italia di fronte a figure accusate di crimini internazionali. Mentre la Libia tenta un faticoso percorso di trasparenza e collaborazione con la giustizia, Roma deve fare i conti con le proprie responsabilità politiche e morali. Perché la lotta contro la tortura e l’impunità non può fermarsi ai confini, e la dignità delle vittime esige giustizia ovunque, anche quando a doverla garantire siamo noi.

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