Come il regime reazionario di Putin ha reso impossibile scioperare in Russia (e manda in galera chi ci prova)

Dal 2022, con l’avvio della cosiddetta “operazione militare speciale”, il Cremlino ha costruito un labirinto normativo e repressivo che ha svuotato di fatto il diritto di sciopero, trasformandolo in un reato mascherato.

Come il regime reazionario di Putin ha reso impossibile scioperare in Russia (e manda in galera chi ci prova)
Preroll AMP

globalist Modifica articolo

8 Novembre 2025 - 12.17


ATF AMP

Tecnicamente, in Russia lo sciopero è ancora legale. Lo garantisce l’articolo 37 della Costituzione e il Codice del Lavoro, che dal 2002 riconosce ai lavoratori il diritto di sospendere collettivamente l’attività per rivendicare salari o condizioni migliori. Ma questa, oggi, è solo una finzione giuridica. Dal 2022, con l’avvio della cosiddetta “operazione militare speciale”, il Cremlino ha costruito un labirinto normativo e repressivo che ha svuotato di fatto il diritto di sciopero, trasformandolo in un reato mascherato.

Top Right AMP

Il risultato è evidente nei numeri: dal 2023 a oggi non si è registrato alcuno sciopero legalmente riconosciuto in tutto il territorio della Federazione Russa. L’ultimo risale all’11 marzo 2019, quando i minatori di Rostov incrociarono le braccia per i salari arretrati. Da allora, il silenzio. E non per mancanza di motivi, ma perché ogni tentativo di protesta è strozzato da una serie di leggi e decreti che rendono lo sciopero tecnicamente possibile ma praticamente suicida.

Il diritto che non si può esercitare

In teoria, per indire uno sciopero servono un’assemblea con il 50% più uno dei lavoratori, un preavviso di dieci giorni e la registrazione presso il Servizio federale del lavoro. In pratica, nessuna delle centinaia di richieste presentate tra il 2023 e il 2025 è stata approvata. I dati ufficiali parlano da soli: 412 domande nel 2023, tutte respinte; 189 nel 2024, respinte; 67 nei primi dieci mesi del 2025, respinte anch’esse.

Dynamic 1 AMP

Ma la paralisi non nasce solo dalla burocrazia: nasce dal combinato disposto di sette trappole legali, introdotte con decreti e leggi speciali dal 2022 in poi, che hanno di fatto militarizzato il lavoro e criminalizzato la protesta.

Le trappole dello Stato

Il Decreto 313 del marzo 2022 ha vietato gli scioperi in qualsiasi impresa collegata alla difesa o al sostegno logistico della guerra in Ucraina. Secondo Rosstat, questa categoria copre ormai il 68% dell’industria russa.

Con il Decreto 779 del novembre 2022, tutte le aziende con più di cento dipendenti considerate “strategiche” sono state poste sotto controllo militare: dalle automobili Lada ai colossi energetici Gazprom e Rosneft, fino alle ferrovie. Qui, chi interrompe la produzione rischia l’accusa di alto tradimento, reato punito con anni di carcere.

Dynamic 1 AMP

Poi, la Legge federale 149-FZ ha introdotto la nozione di “sciopero politico”: qualsiasi protesta che possa “influenzare il governo” è vietata. Cioè tutte.

Il Codice del Lavoro, riformato nel luglio 2023, ha imposto la registrazione preventiva di ogni sciopero, aprendo la strada a un meccanismo di veto totale. Parallelamente, l’articolo 20.2.2 del Codice amministrativo punisce chi organizza scioperi non autorizzati con multe fino a un milione di rubli e quindici giorni di carcere, che diventano cinque anni in caso di recidiva.

Nel 2023 è arrivato anche il Decreto 683, che vieta le proteste nelle regioni in “regime di risposta medio o alto”, un eufemismo per indicare le zone sotto controllo speciale per motivi di sicurezza. A novembre 2025 sono 31 su 89: tra queste, Mosca, San Pietroburgo e tutte le regioni di confine.

Dynamic 1 AMP

Infine, la sentenza della Corte Costituzionale n. 45-P/2024 ha completato l’opera: ha dichiarato incostituzionale ogni sciopero che provochi “danno economico allo Stato”. Tradotto: se lo sciopero funziona, diventa illegale.

Il silenzio della paura

Dal 2022, almeno 1.847 persone sono state arrestate per aver tentato di organizzare o semplicemente sostenere uno sciopero “non autorizzato”. In molti casi si tratta di operai, infermieri, insegnanti. Tutti accusati di “disturbo dell’ordine pubblico” o, nei casi peggiori, di “sabotaggio”. Le fabbriche di Nizhny Tagil, le miniere dell’Ural, i cantieri di San Pietroburgo sono sorvegliati come installazioni militari.

Il sindacato indipendente “Trud” è stato liquidato come “agente straniero”. Le organizzazioni rimaste – quelle filogovernative – esistono solo per firmare contratti collettivi fittizi o per invitare i lavoratori a “non cedere alle provocazioni”.

Dynamic 1 AMP

La normalità autoritaria

Così, nel 2025, lo sciopero in Russia non è vietato: è semplicemente impensabile. Un’illusione formale, utile a mantenere la facciata di uno Stato di diritto che non esiste più. L’ordine che Putin promette è quello della paura e dell’obbedienza. La legge, ridotta a strumento di repressione, non tutela più i cittadini ma il potere.

Un regime che si definisce “conservatore” ma che, nella sostanza, è un sistema di controllo totale, dove il lavoro è militarizzato, la protesta è criminale e la democrazia è stata sostituita da un ordine imposto con la forza.

In Russia, oggi, lo slogan “legge e ordine” suona come una beffa. Perché c’è solo l’ordine. La legge, quella vera, è stata messa a tacere insieme ai lavoratori.

Dynamic 1 AMP
FloorAD AMP
Exit mobile version