Il cardinale Pierbattista Pizzaballa ha lanciato un accorato appello: «Non si può più tacere sulle violenze in Cisgiordania». In un momento in cui l’attenzione internazionale si è concentrata su Gaza, il Patriarca ha richiamato la comunità globale a volgere lo sguardo anche verso i Territori occupati, dove «la situazione si è aggravata» e dove gli attacchi dei coloni israeliani sono aumentati senza che vi sia stata un’effettiva protezione o giustizia per i palestinesi.
«C’è un senso di impotenza che è cresciuto», ha affermato Pizzaballa, «sembra non ci sia stato nessuno a cui chiedere giustizia, un minimo di legge». E ancora: «Cosa ha potuto fare la comunità internazionale? Ha dovuto parlare! Come si è parlato molto di Gaza si è dovuto parlare dei Territori. Molti Paesi hanno riconosciuto la Palestina come Stato, però è stato necessario alzare l’attenzione e dire che non è bastato riconoscere ma anche chiarire quali sono state le condizioni e cosa si è dovuto fare». «Lo dico con molto dolore», ha sottolineato il Patriarca, «ma è la verità e non ho potuto tacere su questo».
Pizzaballa ha segnalato come, nei villaggi della Cisgiordania e nei piccoli insediamenti delle comunità cristiane e musulmane, gli episodi di violenza e le limitazioni quotidiane siano diventati routine: strade bloccate, permessi negati, paura costante di incursioni e soprusi. È stato un quadro nel quale «le nostre comunità sono state sempre più accerchiate e soffocate», ha scritto nella lettera indirizzata alla diocesi, riassumendo la percezione di molti residenti: non solo un conflitto aperto, ma una vita fatta di ostacoli e minacce latenti.
Il cardinale ha richiamato in particolare l’urgenza della mobilitazione internazionale. «Non abbiamo potuto dimenticare», ha scritto. «La Cisgiordania è stata finora largamente trascurata nei processi di pace e negli accordi politici. Eppure le sue condizioni, le ingiustizie quotidiane e la mancanza di prospettiva hanno contribuito a mantenere vivo un conflitto che si è ricomposto difficilmente senza un intervento esterno». In questo senso, Pizzaballa ha invitato gli Stati, le organizzazioni internazionali e le grandi religioni a «mettere la giustizia al centro, non solo la mediazione», perché «un popolo senza protezione è un popolo senza speranza».