Il piano in 28 punti che starebbero studiando segretamente Usa e Russia rappresenta, secondo molti osservatori, una vera e propria capitolazione di Kiev a favore di Mosca, agevolata dall’amministrazione Trump. Ecco perché, e quali sono i punti più pericolosi:
Innanzitutto, il piano imporrebbe a Kiev di cedere tutto il Donbass, compresa la parte ancora sotto il suo controllo. In cambio, gli Usa offrirebbero garanzie di sicurezza, ma non è chiaro quanto queste siano vincolanti o sufficienti.
Altro punto cruciale: una forte smilitarizzazione dell’esercito ucraino. Secondo il piano, l’esercito verrebbe ridotto a circa 400.000 uomini, con una drastica rinuncia a sistemi d’arma a lungo raggio. Questo rende l’Ucraina vulnerabile a una futura aggressione russa, perché perderebbe capacità di deterrenza.
Inoltre, il piano proibirebbe la presenza di brigate straniere sul territorio ucraino e limiterebbe il raggio d’azione dei suoi missili, per evitare che possano colpire cità russe. È come se l’Ucraina venisse messa sotto un regime di controllo indiretto: perde sovranità difensiva ma non guadagna davvero autonomia.
Anche i confini: il piano prevederebbe il riconoscimento della Crimea come territorio russo e il congelamento delle linee di fronte nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, senza che Kiev possa reclamare facilmente.
Infine, ci sarebbero anche elementi di garanzia linguistica e religiosa: secondo alcune fonti, si potrebbe sancire uno status particolare per la lingua russa e per la Chiesa ortodossa russa in Ucraina.
In sintesi: il piano in 28 punti è visto come un modo per smantellare la capacità difensiva di Kiev e consegnare alla Russia il controllo de facto su porzioni strategiche dell’Ucraina orientale, tutto sotto l’egida di garanzie statunitensi che non sembrano realmente vincolanti. Se accettato, potrebbe essere la resa politica più che una pace.
