4 semplici verità che devono essere alla base del vero piano di pace in Ucraina.
1. Finché Putin sarà al potere, la guerra continuerà.
2. Trump è complice dei crimini russi.
3. Gli ucraini preferirebbero morire piuttosto che arrendersi.
4. Se l’Ucraina cade, la guerra arriverà in Europa.
Un sentimento di vergogna, che cresce, giorno dopo giorno, mese dopo mese, qualcosa che ti mangia senza nemmeno accorgertene, ma c’è, sempre, che diventa come l’aria che respiriamo, finalmente, è la sensazione che provo da quando posso dire quando, dall’aprile 2022, quando ho capito che le democrazie occidentali, che erano sotto attacco di Putin, preferivano che Putin non perdesse la guerra di aggressione totale iniziata il 24 febbraio, poiché i capi di stato dell’UE avevano detto “temete l’escalation” e che
la Russia non doveva essere “umiliata”, come se fosse la sconfitta di Putin che potrebbe umiliare la Russia e non l’attuale stato della Russia,
questo paese di miseria e terrore sempre crescenti, e come se l’Ucraina fosse una variante regolabile, una circostanza, diciamo, infelice ma non vitale nella nostra vita.
Questa vergogna, è diventata nera, ma proprio nera, dura, una presenza costante, senza pietà, senza nulla che potesse temperarla; dopo il 22 settembre, quando le vittorie militari dell’Ucraina, i territori liberatori devastati e terrorizzati da sei mesi di occupazione russa, sono state seguite da un arruolamento causato dall’arresto dei militari provviste in un momento in cui erano più necessari.
Ecco, e non so perché queste forniture non siano state consegnate, è per incapacità tecnica, è per volontà deliberata di non “umiliare la Russia”, ho sentito che qualcosa stava proprio andando.
Perché i russi, da allora si sono ripresi dalle sconfitte, e stanno avanzando sul campo, molto, lentamente, con perdite allucinanti per chiunque ma non per loro, e vogliono sempre la stessa cosa, visto che questa guerra non è solo una guerra contro l’Ucraina.
Certo si tratta di cancellare ogni traccia dell’indipendenza ucraina e ricostruire gradualmente l’impero russo, ma il punto non c’è:
si tratta di distruggere ogni tentativo di vivere la vita democratica, a partire dall’Ucraina, perché, appunto, in Ucraina, nonostante la corruzione endemica, soggetto del sapone, in russo, “Servo del popolo” che ha eletto Zelinsky, un presidente la cui lingua madre è russa e quindi si presume essere “genocidio” dal “Kiev @TAG”,
quello che si stava istituendo era infatti un regime democratico, un regime in cui i nazionalisti fascisti eredi dei collaboratori con i nazisti non avevano più tempo, un seggio unico in Parlamento.
La guerra di Putin si fa contro la democrazia, contro l’idea che sia possibile, non solo ai confini russi, già era il caso dei paesi baltici, ma i paesi baltici sembrano non contare, ma nella stessa Russia, vivere una vita fuori dallo stato.
Questa guerra, di terrore, di devastazione totale che Putin sta conducendo, è ben contrario, contro l’idea che le elezioni non si possano truccare, e che chiunque possa esprimere la propria opinione senza paura per la propria vita.
No, noi, avevamo paura della “scalata”, abbiamo sempre voluto domare il mostro, provare, vero, a ragionarlo, mentre una sconfitta militare, spingendo i russi ai confini russi, avrebbe potuto accelerare la caduta di Putin.
No.
È crollato tutto in una deliberata impotenza, per tre anni.
Il risultato è arrivato.
L’arrampicata è avvenuta, ma provenendo da Putin, come previsto, perché un regime che non conosce altro che la forza riceve qualsiasi paura di “arrampicare” come invito a colpirti più forte,
secondo il principio del cane che si dimostra aver paura di lui.
E poi arrivò Trump, cioè Putin bis, che sia o no un agente diretto dell’FSB, che Putin sia in custodia, o no, su cosa farlo cantare, non importa, visto che Trump esiste solo come arma contro l’idea stessa di democrazia rappresentativa, e bisogna essere ciechi per non vederlo.
L’obiettivo è distruggere l’Unione Europea, non l’Ucraina, affinché il suo potere economico non sia mai un potere politico, e che il potere economico stesso non sia mai indipendente, obiettivo al quale gli stessi leader europei non hanno smesso di collaborare, un’ultima illustrazione, terrificante, devo dire, e finalmente passata come una lettera, nell’accordo doganale firmato la scorsa estate.
Il “piano di pace” proposto da Trump per l’Ucraina, ho detto tutto.
The Guardian ha pubblicato un affascinante articolo in cui il giornalista sottolineava che il testo degli articoli conteneva in realtà il russismo, cioè, se fosse stato scritto da un nativo anglosassone, sarebbe stato scritto in modo diverso.
Il comico ucraino Youri Velikyi riassume questa impressione in uno sketch:
Witkoff dice a Trump di aver scritto gli articoli con il negoziatore russo Kirill Dmitriev:
ha scritto e Dmitriev ha dettato venti articoli, e poi Witkoff ha dovuto andare in bagno e ha lasciato che Dmitriev finisse da solo.
Un piano che dimostra, semplicemente, che gli USA sono solo un laboratorio di Putin, nient’altro.
Un piano di guerra, concluso in assenza dell’Ucraina da imporre all’Ucraina, e senza Europa, da imporre all’Europa.
Un piano di saccheggio, un saccheggio già iniziato con il trattato, firmato, sulle terre rare dell’Ucraina, che contiene questo incredibile articolo
sui 100 miliardi di beni congelati russi promessi per la ricostruzione, 50 dei quali dovrebbero essere donati immediatamente agli USA per la partecipazione all’affare.
In questo momento scrivo, non conosco la dichiarazione ufficiale del “contropiano” proposto, vale a dire, nel disastro, dall’Europa, ma la parola essenziale è proprio lì, l’affare.
Ad agosto è stato così: l’Unione Europea avrebbe potuto trionfare, perché le tariffe, annunciate al 27% erano scese a 12,5 e Trump era stato generoso, anche se, “purtroppo”, è rimasto irremovibile su tutta una serie di prodotti i cui diritti innocenti rischiavano di rovinare le reti.
Qui sarà lo stesso, arriveremo a scrivere un testo più equilibrato e inquadrerà la sconfitta ucraina con, diciamo, più rispetto.
Ma questo piano, qualunque esso sia, non sarà un piano di pace,
perché l’obiettivo di Putin non è la pace.
Una politica di pace per un Paese che dedica più del 40% del suo bilancio annuale alla guerra e alla sicurezza interna è uno spettacolo d’animo, perché l’industria militare è l’unico settore che tiene a galla l’economia russa, e ancora, meno in meno, e meno e sempre meno e più veloce.
Putin non riesce più a fermarsi, è solo tecnicamente impossibile.
Non può che continuare ad armarsi, e si arma, freneticamente, con il rischio di rovinare tutto il resto, e bisogna vedere, in tutto il paese, lo stato delle strade, lo stato degli ospedali, lo stato delle scuole.
Non ci sarà pace, ma ci sarà qualcos’altro:
lo scopo del piano di pace di Dmitriev non è fare pace.
È togliere le sanzioni, l’ossessione di Putin c’è, e reintegrare la Russia nel commercio mondiale.
Non le entità ufficiali, economiche o politiche, il G8 o il G20, perché nessuna di queste entità conta più, ma nei rapporti diretti e aperti con gli Stati Uniti.
L’obiettivo è che Trump riesca a far passare un ascensore unilaterale delle sanzioni, gradualmente tra USA e Russia, per bypassare l’Europa e finire di ridurla al nulla.
L’Ucraina, senza sangue, potrà, dopo un decennio, integrare l’Unione Europea, ma sarà un’Ucraina a perdere i suoi territori, e per la quale il “de facto” sarà considerato legale, ovvero che l’ONU stessa non esisterà, di fatto, non più,
un ritorno a tutte le guerre di Conquiste della storia umana,
un’Ucraina in cui milioni e milioni di persone vivranno sotto il terrore, e milioni e altri milioni rimarranno rifugiati in tutta Europa,
un’Ucraina che sarà schiacciata mentalmente dai traumi non solo terribili vittime che avranno portato alla sconfitta, e dalla vigliaccheria dei loro alleati, di questa Europa che si metterà in mostra, nonostante le belle frasi, o dalle sue belle frasi, senza alcun potere, un’Europa che sarà solo spazio di mercato.
Un’Europa per la quale, alla fine, i principi dei diritti umani saranno solo parole, parole ridicole,
per non dire oscene, e non parlo volutamente di altre catastrofi, il nostro atteggiamento nei confronti di Israele, altro tema tragico.
Una vigliaccheria dimostrata, con la quale scopriamo di non avere modo di garantire, davvero, nel lungo termine, in caso di guerra vera, la nostra difesa né quella dei nostri alleati, con, eccetto la Francia, l’aviazione controllata dai computer americani, e che, quello che Putin ci chiede di sacrificare è l’unica forza che resiste al fascismo,
l’Ucraina stessa, il suo esercito e il suo popolo.
Temo che, ancora una volta, non ci arrenderemo.
La guerra continuerà e continuerà.
