Cala ancora il gradimento della Lega tra gli elettori: risale Berlusconi
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Cala ancora il gradimento della Lega tra gli elettori: risale Berlusconi

Il calo del partito di Salvini e la crescita di quello di Berlusconi fanno “rumore”

Berlusconi e Salvini
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27 Novembre 2020 - 13.52


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La Lega perde ancora una volta terreno: oggi è al 23,4% e, pur restando primo partito, è calata di oltre mezzo punto nelle ultime due settimane. Anche Fratelli d’Italia, nonostante confermi i suoi valori massimi (16,1%) ormai da un mese sembra essersi attestato intorno al 16%, senza crescere ulteriormente. Al contrario, Forza Italia è l’unico partito che questa settimana fa registrare un aumento significativo (+0,4%).

Il calo della Lega e la crescita di Forza Italia fanno ancor più “rumore” se si considera che tutte le altre forze politiche, comprese quelle di maggioranza, fanno registrare scostamenti minimi, frutto quasi certamente più di fluttuazioni statistiche che di vere e proprie dinamiche del consenso. Così, il PD resta secondo (a 3 punti esatti dalla Lega) e il Movimento 5 Stelle rimane al quarto posto (distanziato di un solo punto da FDI) mentre tra i partiti minori infuria il “derby” tra Italia Viva, Azione e Sinistra per rimanere sopra la soglia del 3%.

A proposito di partiti minori: per quanto enorme, il margine con cui è stato approvato il bilancio alla Camera (552 voti su 630) evidenzia come non si sia trattato di un voto unanime: non hanno votato a favore, infatti, gli esponenti di +Europa e Azione, che nella nostra classificazione rientrano nella “opposizione di centrosinistra”. Un’aggregazione ancora marginale, nei consensi (5,3% questa settimana) ma comunque in lieve crescita nell’ultimo periodo.

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Il cambio di strategia (da opposizione intransigente a opposizione responsabile) di Lega e FDI potrebbe dunque spiegarsi con una certa “stagnazione” di questi partiti nei sondaggi? Forse sì, soprattutto considerando che ormai da un mese l’Italia sta subendo in pieno la seconda ondata di Covid e che – come avevamo anticipato la scorsa settimana – in questa fase gli italiani chiedono alla politica più coesione e meno polemiche. È l’ultimo sondaggio dell’istituto EMG a quantificare questa voglia di spirito costruttivo: il 73% si dichiara favorevole alla “collaborazione tra maggioranza e opposizione per condividere i provvedimenti” in questa fase di emergenza.

E però, nonostante questi primi episodi di concordia, non mancano certo gli argomenti divisivi. Il principale è forse quello relativo alle riaperture per il periodo natalizio. Soltanto pochi giorni fa, il Governo ha ribadito che anche in occasione del Natale si seguirà la linea della prudenza. Il Natale, però, non è solo una festività spirituale: è anche – forse soprattutto – una “ricorrenza economica”, durante la quale le spese degli italiani (per regali, viaggi o pranzi e cene in famiglia) costituiscono una vera e propria boccata d’ossigeno di fine anno per tantissimi settori economici.

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Ma ciò non toglie che gli italiani siano largamente consapevoli della gravità della situazione e della necessità di fare sacrifici: e anzi, molti di essi si dichiarano già disposti a trascorrere un Natale più sobrio. Già il sondaggio della scorsa settimana da parte di EMG fotografava un 86% di cittadini d’accordo con l’ipotesi che le festività di quest’anno fossero condizionate dalla crisi sanitaria; e lo stesso istituto, questa settimana, rileva come per quasi due italiani su tre (il 64%) persino la messa di Natale sia un rischio eccessivo, da evitare.

Ancor più significativo, è il fatto che tutti gli istituti demoscopici concordano su un punto: la stragrande maggioranza degli italiani passerà il Natale solo col proprio nucleo familiare ristretto. È così per l’80% degli intervistati da EMG, ma anche per l’83% interpellato da Ipsos, mentre per l’istituto Euromedia il 62% si limiterà a trascorrerlo con i familiari conviventi e un altro 27% lo allargherà al massimo ai propri parenti stretti purché residenti nel proprio comune (in totale: quasi 9 su 10). Insomma, sul Natale gli italiani non sembrano divisi: sia pure – verosimilmente – a malincuore, sono consapevoli che delle limitazioni saranno inevitabili, e ad ogni modo le rispetteranno.

L’altro tema su cui c’è una certa divisione è quello della scuola, nonostante le rassicurazioni del premier Giuseppe Conte. Che fare con le scuole? Tenerle ancora chiuse per tutto il tempo che serve? Oppure riaprirle, sia pure in condizioni di sicurezza? Su questo tema – a differenza di quanto visto per il Natale – si registra una maggiore polarizzazione. La maggioranza relativa infatti (il 44% secondo EMG, il 45% secondo Ipsos) le scuole dovrebbero rimanere come adesso (cioè chiuse) fino alla fine della pandemia, o comunque finché non sarà necessario.
Ma attenzione, perché una fetta importante di italiani vorrebbe riaprire tutto a gennaio, dopo le feste natalizie (20% per Ipsos, 30% per EMG) e un’altra fetta ancora è favorevole a una riapertura in tempi ancor più rapidi: subito (il 27%, secondo Ipsos) o comunque prima di Natale (il 18% nei dati EMG). Sommate queste due quote, scopriamo come gli italiani contrari a una chiusura delle scuole a tempo indeterminato siano effettivamente più numerosi dei favorevoli. Insomma, sulla scuola si gioca una partita non facile, non solo per la delicatezza della materia (l’istruzione dei giovani), ma anche per le ricadute in termini di consenso quando arriverà il momento di prendere decisioni – e soprattutto di implementarle nel modo corretto.

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